Firenze, 14 agosto 2010. Ancora una volta, un tribunale ha ribadito che la vendita di semi di cannabis online e’ legale. Il Tribunale del riesame di Trento ha infatti ordinato l’immediata liberazione di Matteo Filla, responsabile del sito Web mariunana.it.
Accogliendo in toto le argomentazioni dell’avvocato difensore Carlo Alberto Zaina, consulente legale Aduc in materia di stupefacenti, il giudice del riesame ha affermato -come già numerosi altri tribunali (tra cui Bolzano, Firenze, Rovereto e Cagliari)- la liceità della vendita di semi online, vendita che non costituisce reato di istigazione, induzione o proselitismo all’uso di sostanze stupefacenti anche se accompagnata da informazioni o strumenti per la coltivazione.
Viene cosi’ smontata e sempre più indebolita una politica del diritto penale sugli stupefacenti fondata sulla repressione dei reati d’opinione, cosi’ come la vorrebbe la legge Fini-Giovanardi. Se la vendita di semi di cannabis è di per se’ legale e riconosciuta tale dalla Convenzione di New York del 1967, il Governo -e a ruota diverse Procure e la stessa Corte di Cassazione- hanno voluto proibirla indirettamente punendo i commercianti non tanto per l’attività di vendita, ma per il reato di istigazione o induzione al consumo di droghe che sottenderebbe l’attività commerciale. Una strada che si sta rivelando impercorribile perche’ in contrasto con i principi fondamentali del diritto.
Ma le numerose pronunce giudiziarie mettono in luce anche uno degli aspetti piu’ repulsivi dell’attuale politica sulle droghe. Nell’impossibilità di ridurre la domanda e l’offerta di sostanze stupefacenti, ormai certificata da quarant’anni di fallimenti della guerra alla droga che ha dato vita a un ricco mercato nero di cui beneficiano a pieno le peggiori organizzazioni criminali, la repressione si concentra sui piccoli consumatori di cannabis, sostanza infinitamente meno pericolosa di alcool e tabacco. Dal sequestro dei registri di siti di vendita come mariuana.it sono scaturite migliaia di perquisizioni e arresti di acquirenti di semi di cannabis. Come già aveva ribadito il Tribunale di Firenze, investito di un caso simile: "La verita’ che non si vuol vedere e’ che questi esercizi di rivendita legale di semi per collezione hanno plausibilmente quali unici estimatori proprio coloro che hanno esigenza di fare uso di marijuana rendendosi pero’ indipendenti proprio dal mercato
illegale della droga, e facendo cosi’ in proprio a livello domestico" (2). In altre parole, punendo condotte di per se’ legali e alla luce del sole, il proibizionismo finisce ancora una volta per alimentare le grandi organizzazioni criminali e i loro traffici.
Fino a quando dovremo subire politiche cosi’ irrazionali e controproducenti?