Proibizionismo? “Gli Stati hanno gravemente danneggiato la salute pubblica”

Il 20 aprile abbiamo iniziato la disobbedienza civile #IoColtivo. Già 15 parlamentari hanno iniziato a coltivare insieme a noi.

Se fare uso di cannabis non è reato, lo è invece autoprodurla o comprarla in un negozio specializzato. Lo Stato appalta la vendita alla criminalità organizzata garantendogli un introito annuo di svariati miliardi di euro. A tutto discapito della salute dei cittadini.

Ormai oltre all’evidenza del fallimento delle politiche repressive si aggiungono anche i dati dell’aumento dei consumi e dell’aumento della pericolosità delle sostanze che, sotto politica proibizionista, non possono essere controllate.

Il 7 maggio la Global Commission on Drug Policy ha messo nero su bianco nel suo rapporto 2020 le seguenti parole:

Gli Stati devono riconoscere le conseguenze negative dell’approccio repressivo delle leggi sulla droga e riconoscere che la proibizione forgia e rafforza le organizzazioni criminali. Condividere queste conclusioni con l’opinione pubblica è necessario per alimentare il dibattito nazionale a supporto di riforme coraggiose delle politiche sulla droga.

Concentrando le politiche repressive su criminali di basso livello e sui consumatori gli Stati hanno gravemente danneggiato la salute pubblica, messo in atto violazioni dei diritti umani, sovraccaricato il sistema della giustizia penale e sprecato risorse inestimabili che avrebbero dovuto essere impiegate nel colpire i più importanti gruppi della criminalità organizzata.

In alcune parti del mondo queste politiche hanno militarizzato le società e minato la sicurezza, la credibilità degli Stati e la supervisione delle operazioni di contrasto alla delinquenza, la governance e la legittimità degli Stati. L’impatto di larga scala del proibizionismo, dall’impoverimento del tessuto sociale, alla fragilità delle istituzioni statali sino al sovraffollamento delle carceri, hanno offerto alle organizzazioni criminali terreno fertile per sviluppare le proprie attività, reclutare persone con meno opportunità economiche e corrompere i funzionari.

La Global Commission continua mettendo in guardia gli Stati delle Nazioni Unite: “Gli Stati devono considerare la regolamentazione come la via responsabile per indebolire le organizzazioni criminali“.

Di tutto questo se ne discute nel mondo ma non in Italia. Seppure al Governo del nostro Paese ci siano forze che sulla carta dovrebbero essere le più vicine all’approccio antiproibizionista di riduzione del danno, nulla si muove nelle stanze dei bottoni.