Fra un mese si procederà alla fecondazione chiesta dalla moglie Un figlio dal marito in coma Antinori esegue il prelievo II Vaticano: un illecito grave Via libera da Pavia. Il no dell’Associazione Coscioni
Il medico: aiuterò una donna che vuole diventare madre per superare l’immenso dolore che l’ha colpita
DAL NOSTRO INVIATO PAVIA – E’ una sfida contro il tempo e contro la malattia. E’ una sfida anche contro una legge (quella sulla fecondazione assistita) che lascia margini ristrettissimi. Ma Severino Antinori, ginecologo e pioniere italiano della fecondazione in vitro, è deciso ad aiutare la donna di Vigevano che vuole avere un figlio dal marito in coma irreversibile e condannato da un tumore. Ieri mattina Antinori è arrivato all’ospedale San Matteo di Pavia, dove l’uomo è ricoverato, e ha prelevato un campione di liquido seminale: tra 15 giorni, un mese al massimo, effettuerà l’inseminazione artificiale con un ovulo della donna nel suo centro specializzato di Roma.
Fine degli indugi, insomma, che da due settimane accompagnavano la vicenda in un rimpallo di richieste tra i familiari del paziente, l’ospedale di Pavia e quello di Padova inizialmente incaricato di tentare la fecondazione «in provetta», primo caso in. Italia il cui donatore è un uomo in coma. «Abbiamo accettato la proposta di Antinori – spiega Claudio Diani, legale della famiglia – proprio perché Padova, pur mostrando disponibilità, non agiva: era un atteggiamento che stava logorando le nostre speranze».
«E siamo molto grati al professore per l’umanità e la sensibilità dimostrate verso il nostro caso», ha fatto sapere il padre del paziente sempre attraverso il legale. «Ho deciso di muovermi – racconta dal canto suo Antinori – innanzitutto perché c’è un decreto del tribunale che autorizza il prelievo del liquido seminale e c’è una donna che desidera diventare madre per sopravvivere all’immenso dolore che l’ha colpita». I limiti imposti dalla legge sulla fecondazione artificiale secondo lo specialista sono superabili: «L’uomo in questo momento non è in grado di espellere spermatozoi autonoma- mente quindi è di fatto in una condizione di sterilità», dice Antinori.
Sono in molti, però, a nutrire dubbi sul caso di Pavia. Per il Vaticano ieri è intervenuto monsignor Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita: «Quanto sta accadendo costituisce un illecito grave poiché per un atto di procreazione serve il consenso di entrambi i genitori. Qui il marito è trattato come un semplice serbatoio di cellule. Ma è contraria a qualunque atto di procreazione artificiale». Perplesso è anche Domenico Danza, dell’associazione «Luca Coscioni»: «Per legge è necessario il consenso espresso da entrambi i coniugi ma in questo caso tale requisito manca inequivocabilmente».