Un appello che aiuta la ricerca

di Ignazio Marino

Caro direttore,

l’appello dell’Associazione Luca Coscioni al ministro Livia Turco, pubblicato ieri su questo giornale, merita apprezzamento. Puntare sulla trasparenza e sulla meritocrazia nell’assegnazione dei fondi per la ricerca del ministero della salute è ottimo. E la proposta di applicare, anche nel nostro paese, il sistema chiamato del peer review (ovvero la valutazione tra pari) potrebbe davvero contribuire ad una svolta per aiutare il mondo della ricerca. Parliamo infatti di un settore dove oggi le idee migliori vengono bloccate sul nascere, dove gli scienziati brillanti scappano, dove le potenzialità intellettuali arretrano di fronte alla mediocrità. Con conseguenze incalcolabili dal punto di vista della crescita economica e culturale. Oltre 500 scienziati hanno però sottoscritto un appello, dichiarando pubblicamente la loro contrarietà al sistema clientelare che vige all`intero delle università e dei centri di ricerca e manifestando una volontà di cambiamento. Gli strumenti per assicurare che ì finanziamenti vadano davvero a chi presenta i progetti migliori e più promettenti esistono, non serve inventarli. E la tendenza a rendere l’intero processo trasparente, con la pubblicazione dei documenti su internet, potrà contribuire molto al cambiamento, o per lo meno creerà serie difficoltà a chi vuole imbrogliare le carte. Sottolineo l’importanza che l’appello rappresenta perché, attraverso un accorgimento tecnico e di metodologia, forse sarà possibile avviare anche un processo di cambiamento culturale. L’assunzione di un’etica professionale rappresenta infatti il primo, indispensabile passo se vogliamo ridare un minimo di speranza alla nostra ricerca. E’ proprio in questa direzione che ci siamo impegnati anche al senato dove è stata introdotta nella Finanziaria una norma che vincola 81 milioni di euro a progetti presentati da ricercatori con meno di 40 anni giudicati alla pari, ovvero da una commissione composta anch’essa da scienziati "under 40", per metà stranieri e con criteri rigorosamente meritocratici.