In tutto il mondo laboratori conquistati dal nuovo metodo

All`annuncio della scoperta del giapponese Shinya Yamanaka si era detto – a ragione- che la ricerca era a un bivio. Grazie al suo protocollo – tanto rivoluzionario quanto elementare nell`applicazione – i laboratori sparsi in tutto il mondo hanno raccolto la sfida della riprogrammazione cellulare intuendone le enormi potenzialità: da un lato, perfezionando la tecnica in termini di sicurezza ed efficacia, e dall`altro approfondendone l`applicazione nei vari campi della medicina. Nei primi mesi del 2008 Vania Broccoli e Bruno Di Stefano dell`Istituto San Raffaele di Milano, in collaborazione con il Massachussets Institute of Tecnology di Boston, sono riusciti a riprogrammare i fibroblasti della pelle in staminali pluripotenti. Nello specifico, queste cellule in vitro sono diventate "neuroni dopaminergici", vale a dire quegli elementi la cui funzionalità viene meno nel morbo di Parkinson. Nell`esperimento, una volta trapiantate in topi affetti dal morbo, sono state capaci di rimpiazzare tali neuroni migliorando sensibilmente il deficit motorio. Tra le varie tappe di miglioramento della tecnica va segnalato nel 2009 il lavoro di Hans Schoeler del Max Planck Institute di Munster, che è riuscito a utilizzare un unico fattore genico per spostare all`indietro l`orologio biologico di alcune staminali neurali fetali anziché quattro fattori, come accadeva nel primo esperimento, semplificandone la sicurezza e la procedura. Ricercatori britannici e canadesi invece hanno introdotto i geni capaci di innescare il processo "a ritroso" senza l`ausilio di retrovirus, l`elemento inizialmente più a rischio per la sicurezza (data la loro capacità di favorire la trasformazione in senso tumorale della cellula). Un problema poi risolto dallo stesso Yamanaka. Tra i vari studi applicativi, scienziati dell`Università dei Wisconsin sono riusciti a ricostruire in laboratorio cellule della retina a partire da cellule riprogrammate tratte dalla pelle, avanzando nella prospettiva del trapianto con cellule proprie per ciascun paziente. Nella stessa università e in quella del Missouri sono state riprogrammate in staminali pluripotenti cellule prelevate dalla pelle di un bimbo colpito da atrofia muscolare spinale (Sma). É stato così possibile avere un modello in laboratorio sul quale compiere analisi e soprattutto vedere cosa accade nei primissimi momenti d`insorgenza della patologia. Infine, recentemente, scienziati inglesi dell`Università di Cambridge hanno ricavato cellule epatiche da staminali della pelle umana, facendo crescere le speranze per il trapianto in persone affette da malattie come cirrosi e cancro.

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