Testamento biologico, il Pdl cambia. Per finta

LeggeLa legge riformulata in commissione dal relatore Calabrò. Il Pd: «È solo un bluff, tra noi e loro divergenza assoluta»
La vita umana resta «inviolabile e indisponibile» a chi la vive, e l’«attività medica» «non può essere orientata a produrre o consentire la morte del paziente». Esattamente come nella prima versione. Scompare invece la figura del notaio, sostituita da un medico di Medicina generale, e si istituisce un registro nazionale delle Dal (Dichiarazioni anticipate di trattamento).

I due emendamenti al ddl della maggioranza sul testamento biologico presentali ieri in Commissione Igiene e Sanità del Senato dallo stesso relatore, il Pd] Raffaele Calabrò, non sono il «cavallo di Troia per introdurre l’eutanasia», come sostengono i pro-life dell’Udc, mentre sicuramente sono solo «una formulazione più chiara e senza ombra di equivoci», dei vecchi articoli 1, 2,3 e 10 del testo originale, per definirli con le parole dello stesso estensore. Che,-mentre dice di accoglierli, se ne infischia anche dei suggerimenti della Commissione Affari costituzionali. Una correzione, quella di Calabrò, che finge di venire incontro all’opposizione riuscendo così a dividere di nuovo il giudizio del Pd: «Un testo pessimo, un’apertura inesistente, una finta: tra noi e il Pdl c’è un’assoluta diversità di approccio sulla questione», reagisce ferma la presidente dei senatori Anna Finocchiaro. «Un passo avanti, anzi no», è il controcanto (vedi intervista a fianco) della capogruppo in Commissione Dorina Bianchi che si fa beffa della "strigliata" di Dario Franceschini del giorno prima. Mentre sull’articolo 5, quello su nutrizione e idratazione forzate, la Pdl non ha presentato alcun. emendamento perché con il Pd «nessuna mediazione è possibile», come spiega la sottosegretaria Eugenia Roccella. E così che ieri è cominciata la corsa dell’opposizione per trasformare parte degli emendamenti già preparati in sub-emendamenti da presentare entro la giornata: alla fine, ieri sera, ne sono stati depositati 332 da votare oggi.

«Ci sono 255 emendamenti presentati da Pd e Idv – spiega Donatella Poretti, segretario della Commissione Sanità- più altri 77 che portano solo la mia firma. Quelli del Pd ripropongono sostanzialmente gli emendamenti agli articoli 1, 2 e 3 del ddl originano, mentre nei miei mi concentro in particolare sul dettato dell’articolo 32 della Costituzione». Antonio Di Pietro però già si prepara al peggio: «Con questo progetto – dice – l’Italia dei valori non vede altra strada che il referendum abrogativo, appena la legge sarà emanata». E in effetti la legge che si prospetta potrebbe vincere la palma d’oro dei liberticidio. Nel primo dei due emendamenti Calabrò, il più importante, il consenso informato alle terapie mediche fa una brutta fine: il paziente «partecipa» come fosse un esperto – «all’identificazione informata e consapevole delle cure mediche più appropriate», riconoscendo come «prioritaria l’alleanza terapeutica tra il medico e il paziente, che acquista peculiare valore proprio nella fase di fine vita». Abolito poi completamente l’articolo che vietava l’accanimento terapeutico, il medico nella nuova versione si può astenere da «trattamenti straordinari non proporzionati, non efficaci o non tecnicamente adeguati» solo se si è «in condizioni di morte prevista come imminente». In tutti gli altri casi evidentemente sì. In compenso però Calabrò introduce un comma che «promuove la diffusione delle cure palliative», ben sapendo che il presidente della Commissione Sanità Antonio Tomassini (sempre Pdl) non avrebbe potuto, al pari di ogni altro emendamento presentato sul tema, ritenerlo ammissibile – come ha immediatamente annunciato ieri – perché incompatibile col ddl ad hoc in discussione alla Camera. E così, attorno a questo punto ne è nato ieri un piccolo "giallo" denunciato dalla senatrice Poretti: nel corso della giornata il comma è apparso e scomparso a intermittenza dal testo degli emendamenti. «Evidentemente il senatore Calabrò – commenta Poretti – aveva tentato di evitare la pessima figura di farsi dire no da un esponente del suo stesso partito». Il più confuso dei commi del primo emendamento «garantisce politiche sociali ed economiche volte alla presa in carico del paziente, in particolare dei soggetti incapaci di intendere e volere e della sua famiglia».

Un altro «riconosce e garantisce la dignità di ogni persona in via prioritaria rispetto all’interesse della società e della scienza» (bontà loro). Ma il cuore del dissenso tra Pd e Pd] è ancora tutto lì. Mascherato da divieto per ogni forma di eutanasia e di suicidio assistito, si stabilisce che qualsiasi «attività medica» «non può essere orientata a produrre o consentire la morte del paziente». Difficile credere che la Commissione Affari costituzionali, che aveva invitato a riscrivere il punto perché incostituzionale, ora possa ritenersi soddisfatta.