Elisabetta Rosaspina
Ora la gravidanza si può interrompere fino al nono mese, ma solo in 3 casi specifici. Previsto nella nuova legge. Nelle prime 14 settimane interruzione senza alcun limite.
MADRID — Sedici candeline, in Spagna, non permettono ancora a una ragazza di guidare l’auto o di comprarsi un pacchetto di sigarette, ma l’autorizzano a rifarsi il seno, senza il permesso di mamma e papà, e a opporsi a qualunque trattamento sanitario, dall’apparecchio per raddrizzare i denti a un trapianto, eccetto l’aborto, la fecondazione assistita e le analisi cliniche.
Prima dell’estate, però, l’emancipazione adolescenziale farà probabilmente un altro passo avanti e una minorenne spagnola potrà interrompere un’eventuale gravidanza senza neppure informarne i genitori e senza l’avvallo di un giudice tutelare, come avviene, nei casi estremi, in Italia.
La riforma della legge sull’aborto, al vaglio del governo socialista di José Luis Rodriguez Zapatero, sta riaprendo nel Paese un dibattito analogo, per argomenti e veemenza, a quello che accompagnò nel 1985 la prima depenalizzazione dell’aborto in tre casi specifici: la malformazione del feto, la gravidanza frutto di violenza e il pericolo per la salute fisica o psichica della donna, ampio ombrello (senza limiti legati ai tempi di gravidanza) sotto al quale trova spazio il 97% dei 120 mila aborti praticati ogni anno. Se la nuova normativa accoglierà i suggerimenti della commissione di nove esperti, ginecologi e giuristi, istituita al principio di settembre dal ministero dell’Uguaglianza, l’aborto in Spagna diventerà libero fino alla 14esima settimana di gestazione e sarà condizionato, fino alla 22esima, dal grave rischio per la vita e la salute della madre o dal riscontro di serie anomalie nel feto.
«Porremo limiti dove finora, di fatto, non ce n’erano», difende le linee della riforma Bibiana Aido, ministra dell’Uguaglianza, di fronte all’ondata di anatemi lanciati dalla chiesa, dal Partito Popolare, dal 2004 all’opposizione, e dai ranghi conservatori che includono una larga fetta della classe scientifica.
Ma anche tra i progressisti serpeggia qualche perplessità sulla facoltà legale concessa a una minorenne di interrompere una gravidanza accidentale all’insaputa della famiglia: «Non è altro che un ampliamento della legge sull’autonomia del paziente, approvata nel 2002 proprio dal governo del Partito Popolare, secondo la quale dai 16 anni in poi si possono prendere decisioni autonome riguardo a qualsiasi intervento medico — contrattacca Bibiana Aido —. Con quella legge un adolescente può scegliere liberamente se sottoporsi, o no, a un’operazione a cuore aperto o alla chirurgia estetica. Includendo l’aborto, tuteliamo anche la minorenne che voglia tenere il suo bambino contro il parere dei genitori. Comunque, la modifica è stata raccomandata dal comitato di esperti, ma sarà il parlamento, infine, a decidere».
Il dibattito e le conclusioni del congresso sono previsti prima della pausa estiva, e intanto la battaglia infuria: «È più protetta la lince iberica di un bambino» gioca sul paradosso e sull’accostamento delle foto delle due diverse specie di cuccioli, la campagna lanciata dalla Conferenza episcopale spagnola attraverso migliaia di manifesti.
«Per la ministra Aido l’aborto diventerà un’alternativa al preservativo» va giù, ancora più duro, il presidente onorario dei popolari, Manuel Fraga. E alla solenne apertura dell’assemblea generale dei vescovi, il presidente della Conferenza episcopale, cardinale Antonio Maria Rouco Varela, ha chiamato i fedeli a raccolta contro il «crimine dell’aborto» che «oscura la democrazia». Provocando la reazione della ministra dell’Uguaglianza: «Alla Chiesa compete dire semmai che l’aborto è peccato, non che è un delitto. E al governo spetta elaborare leggi che riguardano tutti i cittadini, nel rispetto di tutte le posizioni».
In un’intervista al quotidiano El Pais, la nuova ministra alla Sanità, Trinidad Jimenez, assicura di non temere l’ostilità delle gerarchie ecclesiastiche: «Il dibattito sociale pro o contro l’aborto è ormai superato da moltissimi anni. Ora si sta discutendo di come offrire maggior sicurezza e privacy alle donne e agli operatori sanitari ». E di come canalizzare negli ospedali pubblici un intervento appaltato, quasi nel 98% dei casi, alle cliniche private.
Anche le statistiche sembrano adattarsi, come un elastico, alle differenti interpretazioni: se gli opinionisti conservatori fanno notare che in 10 anni il numero degli aborti all’anno è raddoppiato, passando dai 53.847 (6 ogni mille donne tra i 15 e i 44 anni) del 1998 ai 112.138 del 2007 (11,49 per mille), i progressisti replicano che l’impennata è legata all’immigrazione, poiché il 50% delle interruzioni di gravidanza è richiesto da straniere. Di qualunque nazionalità siano, sono sempre più giovani: nel 2007 hanno abortito in Spagna 6.273 minorenni (500 avevano meno di 15 anni) e altre 4.400 hanno portato a termine la gestazione. Significa che ne sono rimaste incinte poco meno di undicimila. Negli ultimi 10 anni sono raddoppiate le gravidanze sotto ai 17 anni e gli aborti sotto ai 19 (passando dal 5,71% al 13,79% del totale). Un’inchiesta condotta tra duemila spagnole dall’Equipo Daphne, una squadra di sette ginecologi di prestigio in attività dal 1996, conclude che il 21% non ricorre ad alcun metodo anticoncezionale. Per estensione, si calcola che due milioni e centomila donne siano esposte al rischio di un «incidente di percorso».
«Nei sondaggi l’80% dei giovani assicura di prendere precauzioni — commenta Esther de la Viuda, presidente della Società spagnola per la contraccezione —, ma poi il 39% ammette di proteggersi in maniera inconsistente e occasionale». Approva che una sedicenne possa poi rimediare al «guaio» senza farsi accompagnare dai genitori? «C’è una polemica esagerata su questo aspetto — risponde —. Forse il testo di legge stabilirà che debba essere accompagnata da un maggiorenne. Ma dal punto di vista della maturità non credo ci sia ormai molta differenza tra una ragazza di 16 e una di 18». Due candeline, la patente e un pacchetto di sigarette.