dell’on. Donatella Poretti, della Rosa nel Pugno
La legislazione italiana vieta l’istituzione di banche per la conservazione
di sangue da cordone ombelicale presso strutture sanitarie private, mentre
e’ possibile farlo all’estero, anche per uso autologo, previa autorizzazione
del ministero della Sanita’, disciplinata da specifiche norme attuative
emesse da alcune ordinanze ministeriali. Autorizzazione che si ottiene dopo
un colloquio telefonico col Centro Nazionale dei Trapianti. Nel contempo il
ministero ha previsto che le analisi per individuare le epatiti B e C,
nonche’ l’Hiv, devono essere eseguite sul siero materno non prima
dell’ultimo mese di gravidanza (e se una partorisce prematuramente? Non
sapra’ se il nascituro avra’ una qualche malattia per cui sarebbe stato
opportuna la conservazione autologa delle cellule staminali del cordone: la
partoriente non e’ quindi messa in condizione di scegliere in liberta’).
Vediamo cosa nei fatti accade per il colloquio. Ci sono tempi di attesa
jurassici (anche in casi dichiarati di parto imminente), mentre le
informazioni che vengono fornite sono discutibili sul piano
dell’obiettivita’ scientifica in merito alla conservazione autologa. Inoltre
questo colloquio non viene concesso prima del 30mo giorno antecedente la
data presunta del parto, impedendo cosi’ l’esportazione del sangue per chi
partorisce prematuramente.
Dire che il Centro Nazionale trapianti faccia ostruzionismo, e’ quantomeno
doveroso.
La pratica della conservazione autologa del sangue del cordone ombelicale si
va estendendo sempre piu’. Fanno sempre notizia personaggi del mondo dello
spettacolo, della cultura e dello sport che decidono di metterla in atto, e
questo funge da esempio moltiplicatore. Per cui e’ credibile che gli attuali
problemi (diretti e indiretti) del Centro Nazionale Trapianti diventeranno,
per la quantita’, di fatto ostativi di qualunque richiesta.
Queste norme attuative, quindi, non favoriscono l’applicazione della legge
(219/2005) che consente l’esportazione all’estero del sangue cordonale per
uso autologo.
L’interrogazione chiede al ministro della Salute chiede che non ci sia piu’
l’autorizzazione per l’esportazione, e quindi che non ci sia piu’ questo
anacronistico colloquio che impedisce alle donne l’esercizio del diritto
alla conservazione del sangue cordonale.