Neanche ventiquattr’ore dopo la prima assunzione di Ru486 in regime ordinario (la pillola abortiva era già stata somministrata in via sperimentale) è scoppiato il putiferio. E mentre si discute sul fatto che il diktat ministeriale (obbligo di ricovero almeno di tre giorni in concomitanza con l’assunzione delle pillole) sia stato immediatamente disatteso dalla ormai celebre paziente numero uno (che al Policlinico di Bari ha preso la prima pillola e poi ha firmato per uscire, è un suo diritto, così oggi torna per la seconda pillola) c’è da segnalare il boom di telefonate al centralino del nosocomio di Bari di donne che vogliono fare l’aborto chimico. Tutto è pronto perché la somministrazione della Ru486 decolli anche nei nosocomi toscani dove s’è fatta la sperimentazione. Dovrebbero seguire, a ruota, le altre regioni Piemonte, Trentino, Marche, Emilia Romagna. E il Lazio?
La neopresidente Renata Polverini ha già garantito che «la legge sarà applicata». Sottolineando anche di «essere a favore della vita» e che «farà tutto quello che è necessario per difenderla nel rispetto della legge e, per le sue competenze, sosterrà la maternità affinché le donne non debbano ricorrere all’interruzione di gravidanza». Il 21 ottobre 2009 la. Commissione . sanitaria comunale si è espressa a favore della pillola abortiva. Per l’occasione invitò la Regione ad attivarsi per ottemperare alle linee, guida. In Regione si è già tenuta una prima riunione della Commissione tecnica presieduta da,Stefano Casertano. Nel giro di qualche giorno saranno rese note le linee guida per gli ospedali che comprenderanno anche i requisiti per i centri autorizzati.
Nella bozza è previsto anche un supporto psicologico oltre che ginecologico per le pazienti. C’è però un problema tecnico-politico. «Stiamo preparando la nuova bozza ma aspetteremo che la nuova Giunta s’insedi affinché si possa ottenere l’avallo definitivo» ha spiegato infatti Casertano. E questo potrebbe allungare di molto i tempi. La Regione Lazio, quindi, dopo aver recepito le linee guida del ministero della Salute e dell’Alfa (Agenzia italiana del farmaco) deve ancora organizzare operativamente il servizio nei 18 centri sparsi sul territorio. Alcuni centri ospedalieri (tra cui il San Camillo, Policlinico, San Filippo Neri) hanno già fatto richiesta alle ri spettive farmacie di approvvigionamento dei farmaci. Servirà per una campagna informativa che spieghi dettagliatamente cos’è l’aborto chimico, fino a che periodo di gravidanza si può fare ecc, poi una riorganizzazione dei reparti di Ginecologia e dei servizi di interruzione di gravidanza e pianificazione familiare. E naturalmente- si pone pure un problema di posti letto.
La legge e le direttive del Ministero della Salute parlano chiaro: l’assunzione della RU486 prevede il ricovero -di almeno 3 giorni. La pillola abortiva può essere somministrata solo fino al 49esimo giorno (ovvero il 35esimo giorno dalla fecondazione). La campagna informativa della Regione dovrà spiegare alle donne che intendono interrompere la gravidanza di rivolgersi subito a un -ambulatorio specializzato per evitare che si superi il termine. La legge 194, infatti, stabilisce giustamente che debba passare almeno una settimana tra la richiesta e l’aborto. Di conseguenza per l’aborto chimico i tempi diventano ancora più stretti. Inoltre c’è pure bisogno di un’ecografia che attesti il tempo della gravidanza.
E non in tutti i centri sanitari si può fare automaticamente. C’è il rischio della lista d’attesa. Un «lusso» che chi vuole abortire con la Ru486 non può permettersi. Insomma non tutti i centri sanitari laziali sono pronti a offrire la Ru486. Nel Lazio, in un anno, sono circa sedicimila le interruzioni di gravidanza attuate nei 18 centri regionali. E sono poche che arrivano nei centri entro la quinta settimana di gravidanza. E probabile che, almeno all’inizio, le donne che opteranno per l’aborto chimico saranno poche. Last but not least non va sottovalutata la percentuale elevata dei medici obiettori che, da noi sfiora l’ottanta per cento.
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