ROMA – Traguardo raggiunto: entrerà ufficialmente in vigore il prossimo 3 maggio la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, il primo grande trattato sui diritti umani siglato nel terzo millennio. Anche il protocollo aggiuntivo che accompagna il testo diventerà vincolante dal punto di vista giuridico fra un mese.
A darne l’annuncio, dopo la ratifica dell’Ecuador, ventesimo stato in ordine di tempo, è stata Marie Okabe, portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite Ban-Ki-Moon. Sottolineando la soddisfazione del numero uno dell’Onu, Obake ha affermato che il documento sarà "un potente strumento per sradicare gli ostacoli affrontati dalle persone disabili come la discriminazione, l’isolamento dalla società, la marginalizzazione economica, la mancanza di opportunità di partecipazione alle decisioni in campo sociale, politico ed economico”.”Il segretario generale – ha aggiunto la portavoce – si congratula con gli Stati che hanno già ratificato o aderito alla Convenzione, che in questo modo entrerà in vigore dopo un anno e mezzo dall’adozione degli Stati membri, nel dicembre 2006”.
Il documento era stato firmato da 126 paesi nel corso di una solenne cerimonia al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite di New York il 30 marzo 2007: di questi, in 71 avevano sottoscritto anche il protocollo aggiuntivo. Per l’Italia, la firma era stata apposta dal ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, ma il nostro Parlamento deve ancora provvedere alla ratifica. Il testo della Convenzione prevede la sua entrata in vigore il trentesimo giorno successivo alla ratifica del ventesimo stato: nell’ultima settimana prima Tunisia e Giordania, e ora l’Ecuador, hanno contribuito al raggiungimento del risultato. Per festeggiare in modo solenne l’evento, una cerimonia speciale si terrà nella sede dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il prossimo 12 maggio, alla presenza di esponenti dei governi, delle agenzie delle Nazioni Unite e della società civile.
Nel mondo si stima che vi siano almeno 650 milioni di persone con disabilità, l’80% dei quali vive in paesi in via di sviluppo: si tratta di un decimo della popolazione mondiale, ma oltre due terzi degli stati membri delle Nazioni Unite non prevedono per essi, attualmente, alcuna protezione giuridica. La Convenzione non introduce nuovi diritti, ma si prefigge lo scopo di promuovere, proteggere e assicurare alle persone con disabilità il pieno ed eguale godimento del diritto alla vita, alla salute, all’istruzione, al lavoro, ad una vita indipendente, alla mobilità, alla libertà di espressione e in generale alla partecipazione alla vita politica e sociale.
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Ma l’Italia resta fuori. Il nostro paese, che con il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero firmò il documento al Palazzo di Vetro il 30 marzo 2007, non ha ancora provveduto alla ratifica: l’iter si è arenato con la crisi di governo e lo scioglimento delle Camere, dopo che il 28 dicembre 2007 il Consiglio dei ministri aveva approvato il disegno di legge di ratifica e esecuzione della Convenzione.
ROMA – Analizzare la propria legislazione interna per adeguarla al dettato della Convenzione Onu e rispondere prontamente agli eventuali ricorsi che singole persone potranno proporre contro le leggi che discriminano le persone con disabilità: sono questi i principali compiti che pendono sugli Stati che hanno ratificato il documento delle Nazioni Unite che entrerà in vigore il prossimo 3 maggio.
Un processo che comporterà un significativo miglioramento delle condizioni di vita dei disabili ma dal quale, almeno per il momento, l’Italia resta totalmente estranea. Il nostro paese, che con il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero firmò il documento al Palazzo di Vetro il 30 marzo 2007, non ha infatti ancora provveduto alla ratifica: l’iter si è arenato con la crisi di governo e lo scioglimento delle Camere, dopo che il 28 dicembre 2007 il Consiglio dei ministri, su proposta del ministero degli Esteri, aveva approvato il disegno di legge di ratifica e esecuzione della Convenzione.
A dare il suo si definitivo sarà dunque il Parlamento che uscirà dalle elezioni politiche del prossimo 13 aprile: solamente a quel punto saranno definiti i meccanismi di monitoraggio e i provvedimenti per rendere la legislazione italiana conforme ai principi della Convenzione. Il processo sarà invece immediatamente operativo nei venti stati che hanno ratificato la Convenzione: Bangladesh, Croazia, Cuba, Ecuador, El Salvador, Gabon, Guinea, Ungheria, India, Giamaica, Giordania, Messico, Namibia, Nicaragua, Panama, Perù, San Marino, Sudafrica, Spagna, Tunisia. Entro sei mesi dall’entrata in vigore, dunque entro il prossimo mese di novembre, si terrà la Conferenza degli Stati Parte, con l’elezione dei dodici membri del Comitato sui diritti umani delle persone con disabilità, al quale spetterà il compito di esaminare i Rapporti redatti dai singoli paesi, che verranno presentati da ogni paese due anni dopo la loro adesione e poi a scadenza quadriennale.
Nel rapporto ogni Stato dovrà illustrare le modalità concrete attraverso le quali vengono messi in atto i principi contenuti nella Convenzione. Per quei paesi che abbiano ratificato anche il Protocollo opzionale allegato alla Convenzione (finora sono tredici: Croazia, Ecuador, El Salvador, Guinea, Ungheria, Messico, Namibia, Panama, Perù, San Marino, Sudafrica, Spagna, Tunisia) il Comitato avrà pure la responsabilità di ricevere i ricorsi individuali e di avviare una procedura d’inchiesta quando sarà venuto a conoscenza di violazioni in atto in qualche paese: tali ricorsi potranno essere presentati da singoli e privati cittadini. Il Comitato non avrà comunque i poteri di una Corte e i suoi atti non avranno dunque lo stesso valore giuridico che ha la sentenza di un Tribunale internazionale: pur non vincolanti, però, le Raccomandazioni espresse avranno un chiaro e forte valore persuasivo.
Intanto, in una dichiarazione pubblica, più di venti fra dipartimenti, agenzie, programmi e fondi delle Nazioni Unite si sono impegnati a supportare l’applicazione della Convenzione, anche grazie all’azione del neonato “Inter-Agency Support Group for the Convention”, che focalizzerà le sue azioni su sei aree principali: politiche di sostegno agli scopi e agli obiettivi della Convenzione; programmi di cooperazione internazionale; formazione delle competenze tra gli Stati membri, la società civile e l’organismo delle Nazioni Unite; ricerca e accesso alle conoscenze sulla disabilità, accessibilità, istituzione del Comitato per i diritti delle persone con disabilità.
Fonte: Ministero della Solidarietà Sociale