Procreazione assistita, l’obbligo di informare

È partita anche a Milano la campagna per il referendum sulla procreazione assistita. Cominciano così anche in città gli appuntamenti pre-voto. Al di la delle interviste sui giornali dei favorevoli e contrari alla nuova legge ritengo sia veramente difficile riuscire a orientarsi sul merito della questione. Indipendentemente dalle ideologie politiche. A poco tempo dalla chiamata alle urne, a mio avviso, la maggior parte dei cittadini non sa ancora esattamente quanti e quali saranno i quesiti sulla scheda. Come riuscire, allora, a decifrare il nocciolo del problema?

Argomenti così delicati devono essere affrontati e spiegati ai cittadini in modo semplice, con una sorta di «istruzioni per l’uso». Evitando, però, condizionamenti d’ogni tipo. Ecco, perché, vorrei alcuni chiarimenti sulle modalità della votazione. Data, quesiti, norme che il referendum vuole abrogare. Con queste indicazioni ognuno potrò poi decidere davvero che cosa votare. Nel segreto
dell’urna.

Il referendum sulla legge numero 40 che regola la materia della procreazione medicalmente assistita non ha ancora una data, e questo è un male per il cittadino. L’incertezza è dovuta in parte alla consultazione elettorale del 4 aprile per il rinnovo dei consigli regionali: un tatticismo politico ad uso del governo, anche se la data viene fissata dal capo dello Stato su delibera del consiglio dei ministri. L’arco di tempo indicato, tra il 15aprile e il 15giugno. lasciava aperta la possibilità per il parlamento di trovare un accordo per evitare la consultazione, ma già in partenza si sapeva che non ci sarebbe stato.

Più ci si avvicina all’estate e più si avvantaggia il fronte dell’astensione o dei favorevoli a lasciare le cose come stanno. I punti sono quattro:

I) fecondazione eterologa. E’ quella che permette dì avere un figlio con un partner esterno alla coppia. La legge attuale non lo consente: vieta il ricorso al donatore esterno e prevede sanzioni per chiunque usi gameti che non siano della coppia che si sta sottoponendo alla procreazione medicalmente assistita;

2) libertà di ricerca. Permette di utilizzare gli embrioni non impiantati per la ricerca scientifica e soprattutto per le cellule staminali, ritenute di straordinario interesse per la cura di alcune malattie. Il quesito elimina anche il divieto alla donazione terapeutica, la creazione di organi per scopi curativi. Il punto è questo: l’embrione è o non è un essere umano? Per i sostenitori della legge sì, quindi va tutelato. Per i referendari si limitano le possibilità di cura a migliaia di pazienti;

3) tutela della salute delle donne. Il referendum chiede l’abolizione del limite di tre embrioni (le legge 40 prevede che al massimo si possano fecondare tre ovuli).Per arrivare alla fecondazione la donna deve affidarsi a cure ormonali. Se i tre ovuli fecondati non vanno a buon fine si deve ripetere tutto il ciclo. Per questo i referendari chiedono di poter impiantare più ovuli riducendo i farmaci a base di ormoni per la donna

4) autodeterminazione. La legge attuale sulla fecondazione permette di ricorrere alla procreazione medicalmente assistita solo a chi ha problemi di sterilità. Il referendum propone tra gli altri l’abolizione dell’articolo, per dare a tatti, indipendentemente dal proprio stato, la possibilità di accedervi. E propone di eliminare l’obbligo d’impianto dell’embrione in caso di seria malattia della madre. La materia è tutt’ altro che facile. Avvelenata da un clima politico che non aiuta a capire le ragioni etiche, quelle della scienza e quelle della politica. Toccherà a noi giornalisti cercare di rendere tutto più chiaro e comprensibile. Il direttore di questo giornale ha preso un impegno con i lettori al via della campagna referendaria. Cercheremo di rispondere a tutti i dubbi nel rispetto delle varie posizioni.