Pillola abortiva. Si seguirà la legge

Alcuni ospedali in Toscana e in  Lombardia hanno già cominciato  a ordinare la pillola RU486.  Che farà il Lazio? La neopresidente  Renata Poverini ha garantito  che «la legge sarà applicata».  Corre dire che non lascerà  «marcire la pillole in magazzino»,  come ha promesso il suo  collega in Piemonte. Roberto  Cola, Ma la neogovernatrice laziale ha  anche aggiunto di «essere  a favore della vita» e che  dunque «farà tutto quello che è  necessario per difenderla nel  rispetto della legge e, perle mie  competenze, sosterrò la maternità  affinché le donne non debbano  ricorrere  all`interruzione  di gravidanza». 

Cosa  esattamente  vorrà e potrà  fare si vedrà  solo con l`avvio  del suo governo.  Intanto però  il 21 ottobre  scorso la  Commissione sanitaria comunale,  sempre Pdl si espresse  all`unanimità a favore della pillola abortiva. E fece di più:  invitò la Regione ad attivarsi  per ottemperare alle linee guida.  A presiedere quella Commissione  è il professor Fernando  Aiuti. ex ministro del governo  Berlusconi chiamato ora in  Campidoglio dal sindaco Alemanno.  Quando ha letto le dichiarazioni  della Polverini ha  subito dettato alle agenzie il suo  sostegno: «Ha fatto bene, le sue  dichiarazioni sono state tempestive  e coerenti con la sua campagna  elettorale, testimoniano  la volontà di rispettare le leggi  dello Stato e le disposizioni delle  autorità governative come  l`Aifa». Per Aiuti dal punto di  vista scientifico «ci sono tutte le  garanzie immaginabili».

«E`  provato che perle donne l`aborto  chirurgico è sicuramente più  traumatico. Sono sorpreso delle  dichiarazioni del Presidente della  Regione Piemonte che manifesta  ostruzionismo all`applicazione  della normativa vigente  proprio nella regione ove la pillola  fu perla prima volta sperimentata  in Italia. Mi auguro  che questa decisione sia temporanea  al fine di evitare spostamenti  nel Lazio delle donne  piemontesi».  Intanto tre giorni fa in Regione  si è tenuta la prima riunione   della Commissione tecnica per  stilare un protocollo, tempo  una settimana e ci saranno le  linee guida per gli ospedali. In  una prima bozza si prevede i]  supporto psicologico oltre che  ginecologico perle pazienti. Da  stabilire anche i requisiti per i  centri da autorizzare. Ma per il  presidente della commissione. 

Stefano Casertano. «c`è ancora  un aspetto di natura politica da  definire. Stiamo preparando la  nuova bozza ma aspetteremo  che la nuova Giunta s`insedi  affinché si possa ottenere l`avallo  definitivo».  Ma come è la situazione nel  Lazio? L`obiezione di coscienza  per l`interruzione di gravidanza  volontaria è in crescita in tutta  Italia ma è nel Lazio che si  registrai] picco: secondo la relazione  del sottosegretario al Welfare.  Roccella, tra i ginecologi si  è arrivati all`85,6%. Ma bisogna  anche dire che, secondo gli ultimi  dati del biennio 2006-2007,  in 25 anni di legge, l`aborto si è  dimezzato ed è soprattutto praticato  dalle donne immigrate. I  centri regionali a cui è possibile  rivolgersi sono 18. Alcune strutture  ospedaliere corale il San  Camillo («Un mese fa avevamo  chiesto le linee  guida»  chiarisce il di-  rettore sanitario  Diamante  Piacchiarini)  e il Policlinico  Umberto 1 da  tempo si dicono  pronte a recepire  le linee  guida della Regione. 

Servirà  però una campagna informativa  e una riorganizzazione dei  reparti di Ginecologia e dei servizi  di interruzione di gravidanza  e pianificazione familiare. E  si pone anche un problema di  posti letto. La legge detta infatti  tempi precisi. I giorni di attesa  non possono protrarsi all`infinito.  L`assunzione della RU486  prevede il ricovero di almeno 3  giorni. Una procedura che in  altre regioni. come la Toscana  ha determinato una costante  diminuzione dei pazienti che  ne vorrebbero fare uso. In parallelo  con la sperimentazione del  SanfAnna in Piemonte, anche  in Toscana infatti è `stato possibile  ricorrere all`aborto chimico  con una importazione del farmaco  ad personam e su espressa  richiesta del ginecologo. Cosa  accadrà nel Lazio? Una video inchiesta  dei radicali presentata  dal dottor Demetrio Bacaro documentò  che in molti ospedali  religiosi, non veniva prescritta  neanche al pillola del giorno  dopo, che è cosa diversa dalla  RU486.

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