Maria Antonietta Farina Coscioni, deputato Pd, come ha accolto la decisione della Consulta? «Il mio primo pensiero è andato a quelle coppie che già di per sé sono davanti a una scelta difficile nel ricorrere a una tecnica di fecondazione artificiale e che, dopo l’entrata in vigore della legge 40, invece di essere aiutate sono state punite e colpevolizzate.
E, laddove è stato possibile, sono dovute emigrare all’estero per realizzare il loro sogno».
Lei crede che, dopo la decisione della Corte Costituzionale, si ridurrà il cosiddetto turismo della cicogna? «Non solo. Una conseguenza gravissima di questa legge è stato l’aumento notevole delle gravidanze e dei parti trigemini e quindi il pronunciamento sulla parte della legge che riguarda il numero di embrioni è molto importante e andrà a incidere su questi numeri».
Che cosa ha comportato tale aumento? «Sofferenze e stress fisici notevoli, prima di tutto. Con questa legge, l’aspirante madre era costretta a sottoporsi a numerosi tentativi, quindi a bombardamenti ormonali pesantissimi, con grave rischio per la sua salute. I pericoli, poi, crescevano durante la gravidanza perché avere in grembo più feti comporta maggiori problemi. Non ultime, conseguenze anche dal punto di vista della sostenibilità economica di tre figli quando se ne aspetta uno: e in tempi come questi, non è cosa da poco…».
Anche la fecondazione artificiale all’estero è piuttosto cara. «Infatti, la Fondazione Coscioni aveva messo in atto un’azione di soccorso civile proprio allo scopo di sostenere le coppie che dovevano affrontare tecniche costose».
Adesso, che cosa sarà della legge 40?
«E’ importante mettere mano a questa serie di norme, a una legge punitiva difesa in maniera acritica dal governo. Bisognerà farlo, tant’è vero che anche esponenti della maggioranza, come il presidente della Commissione Affari Sociali della Camera, Palumbo che, per inciso è medico ginecologo, dichiarano che non si può andare avanti così, perché i rischi per la salute delle donne sono gravi».