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<b>15 Luglio 2003</b> – ROMA – Colture destinante a sparire, salvate grazie all’ingegneria genetica, prodotti arricchiti con farmaci e vitamine o più resistenti ai cambiamenti climatici. Secondo Francesco Sala, professore di botanica e biotecnologie all’Università di Milano, gli organismi geneticamente modificati offrono grandi prospettive di sviluppo. <b>Professor Sala, è molta diffusa l’opinione che gli Ogm siano il "cibo di Frankenstein". Come risponde uno scienziato? </b> «Rispondo dicendo che fino ad oggi non esiste prova che siano un pericolo per la salute umana o per l’ambiente. Nemmeno un raffreddore può essere ricondotto agli Ogm. Lo dimostra un rapporto del 2001 dell’Unione Europea. Si dice che potrebbero causare allergie, ma quelli autorizzati per il consumo umano devono essere testati specificatamente per questo e quindi sono sicuri. Al contrario, è possibile eliminare con l’ingegneria genetica le sostanze che causano le allergie da alcuni prodotti di largo consumo, come il riso. Si dice anche che rischiano di contaminare con i loro "trans-geni" le colture tradizionali. Ora però stiamo sviluppando nuove tecniche che fanno sì che il polline sia libero dai geni estranei introdotti nella pianta». <b>Quali sono i principali vantaggi che possiamo aspettarci da questi prodotti? </b> «Avremo colture più resistenti ai parassiti, cosa che ci consentirebbe di aumentare la produttività e di salvare prodotti tradizionali come ad esempio il San Marzano, che oggi è seriamente minacciato. Avremo cibi più sani: tanto per fare un esempio il mais transgenico americano resiste ad un parassita (la piralide) che nel mais tradizionale produce una tossina che sembra essere legata allo sviluppo di alcuni tumori. O ancora, potremo avere colture più adatte a climi secchi o aridi, limitando l’impatto dei cambiamenti climatici sull’agricoltura». <b>Ci potremo anche curare? </b> «Ci sono alcune ricerche, tra cui quelle condotte dalla mia équipe, che puntano a inserire vaccini in piante come il pomodoro e il tabacco, per combattere malattie come la tubercolosi, virus come l’Hiv e anche il melanoma, un tipo di cancro alla pelle. Certo, ci vorrà un po’ di tempo e non è possibile anticipare ora quali saranno i risultati finali di questi studi». <i>di Federico Ungaro </i>