Sono passati dieci anni da quando Mina Welby, insieme a un medico anestesista, aiutò suo marito Piergiorgio, gravemente malato, a morire, e lei, a 79 anni, ancora si batte perché in Italia venga fatta una legge per una morte dignitosa. Se ci saranno ancora rinvii per l’approdo in aula del ddl sul biotestamento, previsto per il 20 febbraio, è pronta a un «gesto eclatante».
Signora Welby teme che non se ne faccia nulla nemmeno stavolta della legge sul biotestamento?
«Spero non succeda, comunque, cercherò di fare qualcosa di eclatante, vedrò di inventarmi qualcosa perché ci si sbrighi. C’è chi fa perdere tempo anche in commissione e sono quelli che una legge non la vogliono. Ci sono ancora quasi 200 emendamenti da discutere e votare, speriamo bene».
Con questa legge viene introdotta l’eutanasia in Italia?
«No, assolutamente, non è un prodromo dell’eutanasia. Anzi. È una buona legge, scritta bene, la possono capire tutti. È una misura nella quale viene davvero tutelata la volontà del malato e che, se applicata bene, aiuterà molte persone a non andare in Svizzera e a non avere nemmeno bisogno di una legge sull’eutanasia. Poi, nella prossima legislatura, basterebbe aggiungere un articolo, tirando fuori la nostra legge dal cassetto della commissione e si andrebbe oltre il testamento biologico. Ma questo non è l’argomento dei provvedimenti ora in discussione».
È un tema che spacca l’Italia questo?
«Non si spacca l’Italia manco per niente, il 77% degli italiani è a favore del testamento biologico: si tutela il diritto di morire dignitosamente, è una legge necessaria. Il Paese è maturo: sono molte le persone che ci scrivono e che vogliono fare il testamento biologico ma, dicono, non c’è la legge. Noi (è co-presidente dell’Associazione LucaCoscioni, ndr) invitiamo intanto a parlarne con il proprio medico. L’eutanasia è un’altra cosa».
Manca qualcosa a questa legge?
«La relatrice, l’onorevole Donata Lenzi, è molto brava. Peccato che sia stata cassata la nostra richiesta di inserire la sedazione profonda, ci è stato replicato che era già contenuta nelle cure palliative. Insomma, è una cosa che si fa: su questo sarebbe servito più coraggio, anche per dare sicurezza ai medici e fare le cose alla luce del sole. Piergiorgio è stato sedato ed è morto dopo 40 minuti, la sedazione è bastata per il tempo che serviva».
I deputati cattolici sostengono che con questa legge il medico diventa «un mero esecutore testamentario»…
«Ma no, è lui che capisce, guida, aiuta, accompagna. Diciamo che non deve aver paura di guardare la morte in faccia. Io vorrei che ogni medico di base fosse formato e diventasse anche un medico palliativo e che le cure palliative fossero per tutti quelli che vanno verso la fine e non solo per chi ha il cancro».

L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.