«Detta così potrebbe sembrare una cosa soltanto positiva».
Ma…?
«Ma non lo è più se invece stiamo parlando di un intervento genetico a fine selettivo. Nel nostro Paese questo non è ammesso nemmeno legalmente».
Questo bambino rischiava di ammalarsi di un retinoblastoma ereditario, una brutta malattia…
«E lo scopo terapeutico è sicuramente lodevole. Però non stiamo parlando di un embrione che era già malato, bensì di un embrione che rischiava di ammalarsi. È stata dunque fatta una selezione a prescindere a danno di altri embrioni: selettiva, appunto. È questa pratica che non è eticamente corretta».
Cosa è eticamente corretto allora?
«Qualunque intervento di terapia genica che va a favore dell’ embrione, ma questo soltanto dopo che l’ embrione si è formato. Questo in Italia è corretto sia da un punto di vista etico sia da un punto di vista giuridico. Soltanto che da noi non abbiamo ancora mai effettuato alcun intervento di terapia genica».
E questo intervento sull’ embrione inglese?
«Questo non è un intervento basato su una classica diagnosi prenatale a fine terapeutico: lo ripeto, questo è concesso da noi senza problemi. Qui ci troviamo di fronte a un intervento di terapia genica che mette in gioco più embrioni. Ed è tutta un’ altra storia».