L'OSPEDALE VEDE LONTANO (Il Giorno)

<b>18 Settembre 2003</b> – MONZA – Distacco di retina, malattie della macula, degenerazione senile troveranno sempre migliore risposta presso l'Unità operativa di Oculistica del San Gerardo grazie alla collaborazione con il privato. Verrà avviata anche la ricerca sull'utilizzo delle cellule staminali. E' stata formalizzata nei giorni scorsi la Fondazione Barbieri, voluta da un benefattore brianzolo per promuovere lo studio e la ricerca clinica in chirurgia per le malattie della retina. E' stato scelto l'ospedale monzese perché vanta una lunga tradizione nello studio e cura delle malattie vitreoretiniche, di cui si occupa da decenni il professor Vito De Molfetta. Da poco meno di un anno il professore ha passato la mano al collega Paolo Arpa, già primario a Lecco, ma resta come consulente e continuerà a guidare il servizio di chirurgia vitreo retinica. «Come primo passo – anticipa De Molfetta con soddisfazione – nei prossimi due o tre mesi potremo acquistare una serie di apparecchiature nuove o sostituirne alcune obsolete». Verrà cioè acquistata una tomografia oculare computerizzata, una microperimetria per visualizzare la macula e un microscopio operatorio all'avanguardia rispetto ai tre già esistenti che accusano i segni del tempo.
La Fondazione è nata per sviluppare rapporti di collaborazione con gli enti del Servizio sanitario nazionale, al fine di concorrere ad obiettivi di utilità sociale. E' interesse anche del San Gerardo integrare il servizio con la ricerca clinica per valutare nuove frontiere di diagnosi e cura. L'obiettivo immediato è fare il punto della situazione sulle conoscenze già acquisite a Monza e nell'intero settore, ora meglio sfruttabili grazie alle nuove tecnologie.
«In prospettiva – auspica il professor De Molfetta – si tratterà di valutare la possibilità di utilizzare le cellule staminali per la cura delle malattie della retina». Le possibilità di cura più avanzate vanno in questa direzione. Infatti le cellule staminali, presenti nel midollo osseo, ma anche nel sangue periferico sono quelle indifferenziate. Prelevandole dal paziente in minima quantità è possibile coltivarle, e reiniettarle nel paziente nella zona da curare. «Bisognerà sperimentare – dice De Molfetta – se immettendole nell'occhio saranno in grado di differenziarsi diventando cellule della retina e andando a riparare i danni legati, per esempio a una degenerazione delle cellule dovuta all'età avanzata».
La Fondazione ha messo a disposizione circa 400 milioni di vecchie lire ogni anno per tre anni. Il protocollo d'intesa, infatti è valido fino al 31 di cembre del 2005. Fra le prime spese è prevista anche una borsa di studio per un ricercatore del settore. I progetti di ricerca vengono valutati di comune accordo tra la Fondazione e medici ricercatori del San Gerardo. Naturalmente ci sarà una ricaduta positiva anche sulle migliaia di pazienti che si affidano alla divisione oculistica.

<i>Cristina Bertolini</i>