La storia degli italiani finiti a Cipro per fare una procreazione assistita eterologa interessa poco al Sottosegretario di Stato Eugenia Roccella. Invece di prendere atto della sconfitta di una norma inutile, lancia un appello ai giornalisti a distinguere tra donazione e commercio di gameti.
Sì, è accaduto purtroppo che qualcuno abbia venduto un rene, una porzione di fegato, anche solo per fare studiare un figlio per emanciparsi dalla miseria e che sperimentazioni cliniche siano state condotte selvaggiamente nei paesi poveri. Nessuno può essere d’accordo su questo sfruttamento dei più deboli.
Eppure il trapianto di un organo salva una vita umana e dalla sperimentazione clinica nascono nuove medicine. Ed è per questo che tutti hanno pensato a porre regole solidali e nessuno ha mai pensato di vietarli. E’ l’altra faccia della medaglia del progresso che chiede solo di essere gestito per non tradursi in dolore, iniquità, ingiustizia. Rifiutarlo non serve a nulla.
E così dovrebbe essere per l’ovodonazione. Donare un ovocita non è più scandaloso che donare un rene. Mai più nessuno dovrebbe essere costretto ad andare a Cipro per avere un figlio attraverso la donazione eterologa invece che farlo nel proprio Paese secondo le regole della solidarietà e tutele per tutti. In Francia, per esempio, si fa una campagna, anche molto divertente, per invitare le donne a donare i propri ovociti.
La fecondazione assistita eterologa forse non è emotivamente facile da accettare per tanti. A lei, Sottosegretario, non chiediamo di capire né di giudicare la legittimità delle aspirazioni di quei cittadini andati a Cipro, ma piuttosto di tutelare anche loro, attraverso quella trasparenza e quelle regole di cui dice di farsi paladina.
Filomena Gallo, avvocato, Vice Segretario Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica già Presidente Associazione Amica Cicogna ONLUS
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