Legge 40 e referendum: quante bugie.

Ho sentito recentemente l’onorevole Pierferdinando Casini proporre di rinviare di qualche anno l’inizio di una discussione su come migliorare la legge 40 2004,in vigore, secondo lui (ma come passa il tempo!), da pochi mesi, per avere le idee più chiare sui suoi possibili
difetti e sulle sue reali virtù.

Cioè, se ho capito bene, tra qualche anno
sapremo se il divieto di donazione
di gameti e di quello di indagini genetiche
pre-impiantatorie – solo per
fare un esempio – rappresentano la
violazione di un diritto civile fondamentale
oppure no.

Immagino che Casini conti sulla progressiva acquiescenza di tutti nei confronti dei
soprusi subiti, la stessa che ci ha fatto
pian piano accettare di vivere in
un paese che tradisce abitualmente i
principi della laicità dello Stato.
Mi limito a ricordare a Casini (che continua
a raccontare la triste menzogna
secondo la quale è stato lui a
vincere il referendum: ma le bugie
non erano un peccato mortale?) che
le prime richieste di modifica della
legge sono venute da due autorevoli
membri della sua maggioranza, i
due presidenti delle Commissioni
sanità della Camera e del Senato
(entrambi ginecologi) e che un numero
impressionante di suoi colleghi
ha imperversato su tutte le reti
televisive dicendo che la legge era,
si, cattiva, ma che intanto andava
approvata, e poi ci sarebbe stato tutto
il tempo per modificarla.

Chiederei perciò a Casini un po’ più di prudenza,
qualche barlume del suo antico
buonsenso, e la rinuncia a citare
di continuo la senatrice Binetti che e
ormai, con mio grande personale dispiacere,
la portavoce ufficiale del
Magistero cattolico in seno alle nostre
istituzioni. Ripeto, con mio
grande e personale dispiacere.
E dico ad entrambi, Casini e Binetti,
che affermare che il referendum ha
«confermato la legge» non e degno
di persone serie, ma è qualcosa di
mezzo tra una modesta dimostrazione
di astuzia e una altrettanto modesta
capacità trasformare le verità
che non ci piacciono.
Il referendum non ha semplicemente avuto il
“quorum”, come accadeva da molti
anni (e come, temo, accadrà ancora).

Sono frasi inserite nel circuito
politico di chissà chi, delle quali è
bene che ci liberiamo, per correttezza
e per onestà. Così come, sempre
per correttezza e per onesta, bisogna
smettere di affermare che questa
legge e frutto di una mediazione (vero,
senatrice Binetti?). Una legge
“blindata” frutto di mediazione?
Ma per piacere!

Ultima considerazione. Sento affermare
da molte parti che la legge 40
vieta di eseguire ricerche sulle cellule
staminali embrionali. In realtà
non è cosi: il divieto riguarda la produzione
di cellule staminali a partire
dalle blastocisti, in quanto si riferisce
alla sperimentazione sugli embrioni,
mentre le cellule staminali di
derivazione embrionale possono essere
tranquillamente oggetto di ricerca
purché vengano prodotte altrove,
visto che nessuno ne vieta
l’importazione. Sarebbe bene ricordarselo.

Mi sembra chiaro, a questo
punto, che il progetto
di Fassino (e qui non
posso non inserire il
mio compiacimento personale: l’ho visto
lucido ed efficace) non trova alcun
favore dall’altra parte del Tevere e,
quindi, difficilmente troverà interlocutori
in Parlamento. E poiché è vero che
la maggioranza, su questi temi, è divisa,
e per lo meno probabile che bisognerà
cercare alternative. Vediamo
quali.

Comincio col ricordare che le linee
guida della legge 40 debbono essere
cambiate ogni tre anni e che le prossime
dovranno entrare in vigore nell’
agosto 2007. Forse la strada per modificare
la legge è questa.
Le linee guida avrebbero dovuto essere,
nelle intenzioni di chi ha scritto la
legge, il momento di decantazione,
quello in cui certe evidenti storture
delle nuove e norme avrebbero potuto
essere attenuate. Non e andata così,
ma non vedo perché l’insuccesso si dovrebbe
per forza ripetere.
Vediamo insieme
cosa sarebbe possibile modificare.
Come e stato spiegato ai rappresentanti
delle società scientifiche durante la
loro audizione nella Commissione sanità
del Senato, la legge e appositamente
molto vaga sul «prodotto del
concepimento», che chiama «concepito»
ed «embrione», ma che non definisce
mai in modo preciso. Le leggi sorelle
della Germania e della Svizzera,
che proibiscono il congelamento degli
embrioni, consentono invece quello
degli ootidi, cioè degli oociti fertilizzati
nei quali i cromosomi paterni e

quelli materni sono ancora separati,
considerati fase pre-embrionale. Il Comitato
Nazionale della Bioetica ha dato
parere contrario a questa specifica
interpretazione della biologia, ma con
24 voti contro 12 e una ventina di
astensioni ingiustificate; per il Cardinale
Martini questa interpretazione è
invece ammissibile e chi si occupa del
problema sa bene che l’idea di considerare
come inizio della vita personale
la formazione di un genoma unico è
gradita a molti teologi.
Poter congelare ootidi sarebbe molto utile per migliorare i risultati dei trattamenti (che
attualmente risultano peggiorati, mentre
il congelamento degli oociti stenta
a decollare); inoltre sarebbe possibile
eseguire sugli ootidi l’analisi dei due
globuli polari, che consente di valutare
la normalità genetica delle uova e
che risolverebbe il problema della patologia
genetica recessiva (quella dell’
anemia mediterranea, ad esempio),
che rappresenta il nostro problema più
importante.

Nella discussione sulle linee guida
che si è svolta nel Consiglio Superiore
di Sanità il presidente Cuccurullo si è
inutilmente battuto per una interpretazione
diversa del divieto di eseguire
indagini genetiche pre-impianto, basandosi
sulla norma che consente alla
donna il diritto di conoscere le condizioni
di “salute” dei propri embrioni.
Qui il problema è complesso e sottile e
mi limito ad accennarlo.
La norma parla di embrioni, non di uova
con due pronuclei, nè di zigoti, e
l’unico metodo per conoscere le condizioni
di salute di un embrione è quello
di sottoporlo ad una indagine genetica
(negli altri casi, è utile anche quella
morfologica). In secondo luogo, eseguire
un’indagine significa «accertare»
, «fare diagnosi», non «sopprimere»
ed «eliminare».
Anche questo e dunque un problema che può essere
affrontato con buone probabilità di risolverlo
positivamente.
Resta lo scandalo della proibizione
della donazione di gameti, che è ormai
ragione stabile di un impressionante
«turismo dei diritti»: i nostri connazionali
stanno facendo la coda nei laboratori
europei, un problema che andrebbe
per lo meno analizzato perché prospetta
anche alcuni specifici rischi.

Voglio però ricordare che il Comitato
Nazionale per la Bioetica ha approvato
un documento nel quale si auspica
che venga resa possibile la cosiddetta
«adozione per la nascita» e che cioè
gli embrioni congelati e abbandonati
possano essere trasferiti nel grembo di
madri volenterose che, in questo modo,
li adotterebbero e consentirebbero
loro di nascere. Mi sembra che, detta