La Corte Costituzionale boccia la legge 40

Iaia Vantaggiato

La Corte costituzionale boccia di fatto la legge 40 sulla fecondazione assistita dichiarandone illegittimo l’ articolo 14, quello che prevede che ci sia "un unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre" di embrioni.

A fare ricorso alla Corte, con tre distinte ordinanze, sono stati il Tar del Lazio e il Tribunale di Firenze, ai quali si erano rivolti, rispettivamente, la World association reproductive medicine (Warm) e una coppia non fertile di Milano affetta da esostosi, una grave malattia genetica (con tasso di trasmissibilità superiore al 50%) che genera la crescita smisurata delle cartilagini delle ossa. Dire "no" al limite dei tre embrioni vuol dire, in realtà, minare sin dalle fondamenta l’ intera struttura della legge il cui vero vulnus non riguarda tanto la produzione degli embrioni quanto l’ obbligatorietà di un trattamento sanitario che costringe le donne – senza considerazione alcuna rispetto alle differenti condizioni di età o di salute – ad accettare un impianto (tre, non meno di tre, non più di tre) che può portare a gravidanze multiple o, viceversa, a nessuna gravidanza. Col rischio, in quest’ ultimo caso, di vedersi costrette a ripetere pesantissimi trattamenti ovarici.

"La legge 40 – spiega Carlo Flamigni – non tiene conto della differenza tra giovani e meno giovani, tra le diversità di risposta ovarica agli stimoli così che le ragazze più giovani possono andare incontro a gravidanze trigemini e le meno giovani incorrere nel rischio di non avere neanche un bambino". E tuttavia, continua Flamigni, "l’ impianto della legge si modifica completamente con la dichiarazione di illegittimità di quel limite. Il problema è capire ora come la legge 40 si riassesta perché niente di nuovo, almeno al momento, mi pare venga detto a proposito delle indagini genetiche preimpianto né – tantomeno – mi pare ci siano novità rispetto alla fecondazione eterologa". Ma il vero problema, visto che da ieri è caduto per incostituzionalità il limite dei tre embrioni, è capire che fine fanno quelli prodotti in eccesso.

Lo stesso articolo 14 della legge 40 ne vieta infatti la crioconservazione, cioè il congelamento, ma la Corte su questo non si è pronunciata "La questione – afferma Maria Luisa Boccia è proprio quello della conservazione degli embrioni. Di quelli, per intenderci, che la donna non accetta o che comunque sono in sovrannumero. Secondo l’ etica cattolica non andrebbero conservati. Ma allora che ne facciamo? Non sarebbe giusto pensare di conservarli per eventuali nuovi impianti o per la ricerca?". Una legge folle e insensata, la legge 40, che alle donne impone la maternità, ai laboratori di produrre un numero prestabilito di embrioni e ai medici di impiantarli tutti per evitare il fantasma della "conservazione". La sentenza di ieri smaschera, in parte, questa insensatezza perché nel momento in cui definisce incostituzionale l’ impianto obbligatorio dice altresì quanto sia per l’ appunto folle e insensato stabilire per legge il numero degli embrioni da produrre e di conseguenza da impiantare. "La legge sulla fecondazione assistita – continua Maria Luisa Boccia – è una legge contro la salute della donne e contro la dignità della persona. Contro il buon senso, la ragionevolezza e contro la Costituzione". E’ una legge che ignora quanto sia più importante – rispetto al desiderio di maternità o comunque di genitorialità – una pratica medica viva e attenta piuttosto che un algido e rigido codice.

E la cronaca degli ultimi giorni ci impone accostamenti che solo al ‘ ap-parenza sembrerebbero impropri: la legge sulla fecondazione assistita è stata costruita nello stesso modo in cui è stata costruita la legge sul testamento biologico. In entrambi i casi paradigmi rigidi e assoluti che non tengono conto delle diverse situazioni. E, in entrambi i casi, trattamenti sanitari obbligatori. Che si tratti di tre embrioni o di un sondino. Tra le prime a reazioni alla sentenza della Corte costituzionale quella di Eugenia Roccella, sottosegretaria al Welfare con delega alla bioetica. Di fatto colei che della legge sulla fecondazione assistita dovrà, tra breve, occuparsi: "Sono molto dubbi gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale sulle pratiche che devono essere adottate nei centri». Un modo come un altro per annunciare l’ imminente emanazione di «nuove linee guida».