«Maturo» è il cattolico che diserta le urne del referendum. «Chi vuole difendere la legge sulla fecondazione non ha altra scelta logica ed efficace che l’astensione». Così monsignor Giuseppe Betori, segretario della Cei, attacca Prodi e tutti quei cattolici che, come l’ex presidente della Repubblica Scalfaro o Rosy Bindi, hanno detto chiaro e tondo che andranno a votare ritenendosi «adulti», cioè rispettosi dell’episcopato in materia di magistero ma non quando impartisce ordini di voto.
Era dal 1974 che la Chiesa non si lanciava in una campagna tanto massiccia attorno ad un referendum. I vertici Cei, sulla linea del cardinale Ruini, annunciano che «il mondo ecclesiale verrà invitato ad ascoltare le indicazioni del comitato Scienza & vita», l’organismo “laico” messo in piedi proprio per organizzare il «non voto», come i vescovi definiscono l’astensione. A gennaio Ruini l’aveva proposta tra le «possibilità offerte dalla legge», ora viene presentata come scelta compiuta da un club antireferendario cui la Cei fornisce megafoni d’eccezione. Il gioco delle parti ha completato il suo puzzle e d’ora in poi sarà a disposizione un comitato anche per le tribune referendarie, sotto la presidenza del genetista Bruno Dalla Piccola. Scontata l’ospitalità nelle parrocchie né sono escluse «iniziative dirette della comunità ecclesiale».
«Ascoltare» le indicazioni di “Scienza& vita”, in realtà, è un eufemismo. Si tratta piuttosto di “conformarsi”, innanzi tutto sui contenuti. «Non vedo – afferma Betori – come un cattolico possa condividere anche solo uno dei quesiti referendari e non rigettarli tutti e quattro», in nome «della difesa razionale della vita, del soggetto umano, del futuro dell’umanità e dell’integrità della famiglia». Polemica pesantissima. I vescovi si dicono «sconcertati dalla disinformazione» che avrebbe accompagnato la raccolta delle firme per il referendum e da numerose «mistificazioni». A preoccupare la Cei è soprattutto la sensibilità pubblica per la ricerca scientifica che potrebbe indurre molti a votare a sostegno della sperimentazione sulle cellule da embrione per la cura delle malattie, tralasciando – sostiene Betori – che si possono utilizzare cellule adulte.
Quanto a Prodi, il segretario Cei, sulle prime, gli riserva appena il gelo di una battuta: le sue sarebbero «dichiarazioni politiche» e non meriterebbero alcun commento da parte di un vescovo. Subito dopo però il monsignore ci ripensa e, più ci ripensa, più attacca. «Un cattolico adulto – afferma – va a votare quando è lo Stato a chiamarlo alle elezioni». Il referendum invece è promosso da «una parte, pur cospicua, di cittadini» e la stessa legge prevede che gli astenuti decidano della sua validità. La «maturità» di chi non condivide la scelta dell’astensione – incalza Betori – «dimentica la legge e la prassi che il mondo politico ha condiviso fino a ieri». Non ci sono stati forse vari precedenti e in particolare l’astensione voluta da «fonti insospettabili come Ds e Cisl» al referendum sull’articolo 18?
La decisione del «doppio no» è stata presa «unanimamente» nel recente Consiglio dell’episcopato ma è personalmente Ruini a giocarsi la scommessa del boicottaggio referendario, dando per scontato che se si raggiungesse il quorum esso sarebbe accompagnato da una vittoria dei sì. Così facendo, il cardinale mette in conto il rischio di smobilitare quegli elettori che altrimenti sarebbero pronti a votare no e ci tiene dunque a ripagarli con un dispiegamento di forze, dai supplementi di “Avvenire” alla scelta del tema “salute” per la prossima assemblea dell’episcopato italiano che si svolgerà dal 18 al 22 aprile, giusto una settimana prima della visita del Papa al Quirinale. Se poi una provvidenziale decisione del governo facesse slittare la consultazione verso l’estate l’invito alla spiaggia piuttosto che al seggio si farebbe anche più allettante.
Astenersi «non è disimpegno», rimarca Betori. E lo si vede. La partita è grossa. Significativo un cenno del segretario Cei a «quello che ci attende in futuro». Nessuno tra gli antireferendari osa citare l’argomento aborto.
Al Comitato “Scienza & vita” negano anzi qualsiasi intenzione futura di mettere mano alla legge sull’interruzione di gravidanza: oggi infatti avrebbe l’effetto di un boomerang. D’altra parte, è questa la tattica che i vescovi hanno da tempo suggerito ai più barricadieri degli antiabortisti, quelli del Movimento per la vita. Ma il «futuro» non riguarda soltanto questo. E’ in gioco – spiega Betori – lo scontro tra due visioni, una «cultura egemone» ed un’altra «cristianamente ispirata». La prima farebbe da retroterra ai sì al referendum, la seconda sarebbe invece espressione di una «retta coscienza» istruita all’antropologia cristiana, non relegata alle questioni secondarie (e qui il vescovo sembra polemizzare anche con i politici che lasciano libertà di coscienza sul referendum). E’ stato lo stesso Ruini a bocciare categoricamente qualsiasi tentativo di modifica della legge in Parlamento ritenendola senz’altro «peggiorativa» e preferendo “contarsi” nell’astensione.
Negli ambienti ecclesiastici pensano che il mondo cattolico sia molto cambiato rispetto ai tempi del divorzio e dell’aborto e non soltanto perché stavolta i vescovi boicottano il referendum anziché appoggiarlo. I ragionamenti alla Prodi vengono classificati come vecchi mentre si pone molta enfasi nel mettere in evidenza un processo di convergenza tra movimenti cattolici una volta ostili tra loro. A riprova di tale tendenza, secondo i vescovi, ci sarebbe la varietà di firme cattoliche sull’appello del comitato “Scienza & vita”, malgrado un’evidente confusione tra sottoscrizioni personali e adesioni di associazioni. Comunque il pressing continuerà. Nel referendum i vertici Cei vedono l’occasione per sperimentare i propri progetti di “lobby” o presenza cattolica nell’Italia che da oltre dieci anni è priva della Dc.