«Italia sempre più sfilacciata, frammentata, ridotta a coriandoli». «E` ora di aggiornare la 194 ai passi in avanti della medicina». «II "no" alla visita del Pontefice alla Sapienza è stato suggerito dall`autorità italiana» (ma Palazzo Chigi smentisce: «Mai consigliato l`annullamento»). Frasi taglienti come lame per denunciare la crisi morale e politica del Paese. A ventiquattr`ore dal successo del Papa-day, «prova dei sentimenti forti degli italiani», il presidente della Cei, Angelo Bagnasco ha aperto il Consiglio permanente dei vescovi lanciando un accorato allarme. In Italia, dopo che si sono bloccati «lo slancio e la crescita anche economica», ci sono in giro «paura del futuro, un senso di fatalistico declino, una sfiducia diffusa e pericolosa».
Il «cahier de doléances» del cardinale Bagnasco parte dalla legge sull`aborto, da modificare tenendo conto delle «nuove conoscenze e dei progressi» della scienza e della medicina per salvare il feto: «Oltre le 22 settimane di gestazione c`è possibilità di sopravvivenza». Inoltre, «non ci può mai essere alcuna legge giusta che "regoli" l`aborto», perché «la vita è dono e non è nella disponibilità di alcuno manometterla o soffocarla». E` merito di chi, come il Movimento per la vita, «non si è rassegnato», il fatto che, a trent`anni dall`approvazione della 194 che rende giuridicamente lecito l`aborto, «la coscienza pubblica non abbia "naturalizzato" ciò che naturale non è». I vescovi chiedono di verificare le lacune della 194 nella prevenzione e nell`aiuto alle famiglie. Per questo Bagnasco esorta che i fondi previsti dalla legge, accresciuti da apporti delle Regioni, siano dati in dotazione trasparente ai consultori e ai centri di aiuto alla vita.
Nel mirino del leader dell`episcopato anche le unioni di fatto e il divorzio breve. La Chiesa sostiene «la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna» e quindi «si oppone alla regolamentazione per legge delle coppie di fatto, o all`introduzione di registri che surrogano lo stato civile» ribadisce Bagnasco, che mette in guardia pure dal divorzio breve che ha «la forza di incidere sulla mentalità e il costume, inducendo atteggiamenti di deresponsabilizzazione». Ad agitare le acque nei palazzi della politica è soprattutto l`affondo di Bagnasco sulla rinuncia di Benedetto XVI, attribuita a «sugge- rimenti dell`autorità italiana» davanti al «grave episodio di intolleranza» che ha indotto il Papa «a soprassedere».
Una ricostruzione che, dopo una telefonata tra Prodi e Amato, ha portato ad un`immediata replica. Il governo nega di aver suggerito l`annullamento: «Sia il presidente del Consiglio dei ministri che il ministro dell`Interno, dopo la riunione del Comitato provinciale per la sicurezza e l`ordine pubblico alla quale erano presenti anche i responsabili della gendarmeria vaticana, hanno comunicato alle autorità vaticane che lo Stato italiano garantiva assolutamente la sicurezza e l`ordinato svolgimento». Il titolare del Viminale aveva fornito rassicurazioni al «mille per cento: contro «movimenti ben più ampi abbiamo garantito la sicurezza alla visita a Roma di Bush». Informalmente, si ricordano i contatti telefonici tra il premier e il cardinale Bertone, oltre alla lettera al rettore della Sapienza in cui il Segretario di Stato attribuiva la decisione alla Santa Sede. Una soluzione, secondo Bagnasco che «è tutt`altro che un tirarsi indietro, come qualcuno ha pur detto, ma una scelta magnanima per non alimentare neppure indirettamente tensioni create da altri e che la Chiesa certo non ama, pur dovendole spesso suo malgrado subire». La Campania sommersa dai rifuti, il quotidiano bollettino delle morti bianche, le difficoltà delle famiglie a sopravvivere con redditi troppo bassi e la porta sbattuta in faccia al Papa alla Sapienza sono tutti sintomi di una grave crisi che affligge l`Italia, paese «senza speranza».
Il durissimo «J`accuse» di un uomo di mediazione come Bagnasco riecheggia le critiche al governo dei «falchi» come Ruini, Fisichella e dai teocon nei giorni più caldi della battaglia sui Dico e del Family Day (rivendicato ieri dal cardinale di Genova). Una svolta che nasce dalla preoccupazione delle gerarchie ecclesiastiche. «Gli ultimi, inquietanti segnali nel Paese giustificano questo innalzamento di toni», osserva l`arcivescovo Gaetano Bonicelli, commissario Cei per i problemi sociali. Intanto infuria la polemica, il capogruppo del Pdci alla Camera, Pino Sgobio si chiede per chi lavori Bagnasco visto che con «la sua prolusione contraddice l`invito del Papa alla tolleranza». Il ministro per la Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, definisce «necessario a questo punto», che la Cei si presenti alle elezioni vista la sua «ingerenza eccessiva». E nell`attuale crisi politica, sottolinea la radicale Rita Bernardini, Bagnasco denuncia che il Paese è allo sfascio per proporsi come salvatore.