Cappato: “Grazie a CitBot il testamento biologico non avrà più segreti”

Marco Cappato CONSIGLIO GENERALE 12 giugno 2018

La legge sul fine vita c’è ma pochi hanno capito come funziona. E nessuno ha interesse a farlo sapere. Ora l’Associazione Coscioni attiva un software che sa rispondere a mille domande. E che si fa capire da tutti, non solo da esperti di legge, di medicina o del web.

Intervista a Marco Cappato

“Ciao, prima di rispondere alla tua domanda volevo dirti che sono CitBot, l’intelligenza artificiale dedicata ai cittadini. Sono ancora in fase di test, aiutami ad imparare ad aiutarti”. È il primo contatto con il servizio appena inaugurato dalla Associazione Luca Coscioni: una chat che dà informazioni sul testamento biologico. Questa guida, realizzata da Revevol Italia, è già disponibile sul sito dell’Associazione, su www.citbot.it e su Telegram. E  presto arriverà anche su Facebook, WhatsApp e sui software di assistenza vocale Google Assistant, Siri, e Alexa. Ne abbiamo parlato con Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e ideatore della CitBot.

Il vostro progetto nasce dalla constatazione che della legge sul testamento biologico a quasi un anno e mezzo dall’approvazione si sa pochissimo e si è fatto ancora meno. Ma cosa è cambiato con quelle norme?

La legge sul testamento biologico non ha fatto altro che recepire quello che è già scritto nella Costituzione e che era stato confermato dalla giurisprudenza sui casi Welby, Englaro ed altri: cioè che ciascuno di noi ha il diritto di rifiutare o sospendere qualsiasi tipo di trattamento sanitario, e di affrontare le conseguenze senza soffrire, quindi eventualmente sotto sedazione. Era un principio già valido in teoria ma che, come ha dimostrato il caso Englaro con i suoi 18 anni di tribunale, veniva fatto valere solo in alcuni casi. Dal 31 gennaio 2018 invece è diventato un diritto soggettivo immediatamente esigibile per ciascuno: quindi nessun medico e nessuna struttura sanitaria possono rifiutarsi di rispettare la richiesta di un paziente.

Continua a leggere l’intervista a Marco Cappato sull’Espresso