La legge "bandiera" – ideologica, tecnicamente inapplicabile, compiacente verso interessi particolari,e, soprattutto, contraria alla Costituzione – sembra essere purtroppo la cifra del legislatore in questi anni di governo berlusconiano. Non sto parlando dell’ennesima legge ad personam per tentare di risolvere, sul piano della procedura o quello del diritto sostanziale, i guai del presidente del consiglio con la magistratura. No, stavolta si tratta di molto peggio. Il parlamento italiano potrebbe approvare presto, con il voto della camera dopo il via libera già dato dal senato, la legge sul testamento biologico.
Nei giorni scorsi si è riunito l’ufficio di presidenza dei LiberalPd, dal quale è scaturita una posizione netta: se questo pessimo provvedimento arriverà ad essere legge dello stato, o meglio, di quello stato laico che è – sino a prova contraria- la Repubblica italiana disegnata dalla Costituzione del 1948, avvieremo una raccolta di firme per indire un referendum abrogativo. La blindatura aprioristica del disegno di legge, il rifiuto sostanziale ad ogni modifica opposto dalla maggioranza di governo, non sembrano lasciare spazio che a questa soluzione, a parte possibili pronunce da parte della Corte costituzionale.
Perché tanta sordità? La legge sul testamento biologico è nata appunto come legge "bandiera", dichiaratamente ideologica. Pochi, nel governo e nella maggioranza, hanno da subito nascosto l’obiettivo reale: creare le basi legislative per segnare una "rivincita" dopo i casi di Piero Welby e, soprattutto, di Eluana Englaro. Un intento che dà i brividi se inquadrato nella dialettica di un paese democratico. Ma in questi due anni, il provvedimento è divenuto qualcosa di peggio: il tentativo,scomposto e scoperto, con il quale un esecutivo traballante ed una maggioranza sempre più sfilacciata si illudono di recuperare il consenso dei tantissimi elettori cattolici che si sono allontanati dal duo Pdl-Lega dopo le performances di Silvio Berlusconi. A maggior ragione, c’è da attendersi che questo tentativo illusorio si faccia – se possibile – ancora più protervo dopo le dichiarazioni con le quali il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, ha sostanzialmente dichiarato la forte, direi irreversibile, delusione della Chiesa cattolica per l’esperienza berlusconiana di governo, arrivando a rivendicare "aria pulita" nella politica italiana.
Questa assurda bandiera ideologica pone grandissimi problemi, che si ripresenteranno sotto forma di nodi da sciogliere. Intanto perché nega, nei fatti, ciò che afferma di voler tutelare e rispettare, ovvero la volontà espressa da soggetti adulti, liberi e coscienti circa il trattamento che intendono ricevere, o non ricevere, al momento del fine vita. Il testamento biologico non è altro che questo: un’espressione chiara di volontà, della quale il potenziale malato chiede il rispetto ai suoi interlocutori più diretti, anzitutto medico e familiari. La legge-manifesto voluta dalla maggioranza ha trovato un miserevole escamotage: il soggetto esprime una volontà, ma il medico è libero di non seguirla. Come se non bastasse, alimentazione ed idratazione vengono considerate non come trattamenti medici, ma come atti necessari e non sospendibili in ogni caso, quindi forzate. Insomma, siamo al non-testamento, dal momento che la volontà dell’estensore può essere tranquillamente contraddetta.
Nei due anni di dibattito che ci separano dal caso Englaro, è stato detto, giustamente, che questa pessima legge spezza per la prima volta l’alleanza tra medico e paziente, una delle conquiste più importanti degli stati moderni e laici, la quale prescrive – sempre – che dietro un trattamento medico ci siano informazione e consenso, ed alla base la reciproca fiducia. Un principio che trova il suo fondamento nella Costituzione
laica e repubblicana, che nessuno ha il diritto di oscurare, tanto meno con leggi ordinarie. Se così sarà – e lo temiamo, per l’ennesima volta – faremo di tutto per dare la parola, democraticamente, ai cittadini.
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