«Via il divieto all’eterologa»

fecondazione assistitaROMA – Smontare la legge italiana sulla fecondazione assistita. A sei anni dalla nascita (è stata approvata all’inizio del 2004) il testo che regola l’attività dei centri dell’infertilità rischia seriamente di ricevere un’ulteriore spallata. Sono stati depositati infatti i ricorsi contro il divieto alle tecniche eterologhe. Dieci coppie chiedono di poter tentare di avere un bambino avvalendosi della donazione di gameti (ovuli e sperma) appartenenti ad estranei. Il primo procedimento fra quelli avviati riguarderà il tribunale di Bologna.

«Abbiamo ottime speranze di ottenere l’incostituzionalità così come è successo per il divieto di diagnosi preimpianto e di creare più di tre embrioni», è fiduciosa Maria Paola Costantini, del Foro di Firenze, uno dei relatori del convegno «Procreazione assistita e tutela della persona» organizzato a Roma dal Consiglio Nazionale forense. La relazione finale è stata affidata a Stefano Rodotà. Tra gli altri ne parleranno Pietro Rescigno, università La Sapienza, Guido Alpa, presidente del Consiglio Forense e Andrea Barenghi, università del Molise.

LA LEGGE POTREBBE PERDERE UN ALTRO PEZZO – La legge 40, già smembrata delle parti più criticate, ha buone possibilità di perdere un altro pezzo, il no all’eterologa. Sulla procreazione assistita, secondo gli organizzatori del convegno romano «la giurisprudenza italiana ed europea si muovono decise nello smontare alcuni principi che hanno ispirato il legislatore italiano». L’ultimo fronte aperto è quello di Strasburgo. Ad aprile la Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato incompatibile con la Convenzione dei diritti dell’uomo la norma della legge austriaca che proibisce l’impiego di gameti eterologhi. La norma austriaca è identica a quella italiana e secondo la Corte viola gli articoli 8 (divieto di discriminazione) e articolo 14 (diritto al rispetto della vita privata) della Convenzione. Il ricorso bolognese è stato presentato il 6 maggio. Riguarda una coppia dove l’uomo ha una sterilità conclamata. Gli attacchi alla legge 40 hanno cominciato a produrre i primi risultati nel 2009 quando la Corte ha dichiarato incostituzionale la norma dei tre embrioni e, di conseguenza, quella che prevedeva il divieto assoluto al congelamento. Sono stati tra l’altro affermati il diritto-dovere del medico di decidere insieme alla coppia la metodica più appropriata e dunque anche il numero di embrioni da produrre. Lo scorso gennaio è arrivata la sentenza del tribunale di Salerno che ha accolto il ricorso contro il divieto alla diagnosi preimpianto presentato da una coppia con malattia genetica. La battaglia contro l’eterologa si inserisce in un contesto particolare. Pochi giorni fa una donna di 57 anni è diventata mamma grazie ad un’ovodonazione chiesta ad un centro estero.

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