Ospedale di Monaco di Baviera. Un medico e un prete in una stanza. Il primo stacca la spina al paziente, il secondo prega. Non è un film dl fantascienza, è la Germania del 2011. Quella dove papa Ratzinger potrebbe fare biotestamento. Se Sua Santità chiedesse lo stop al sondino come Eluana Englaro, non commetterebbe peccato. Anzi, strapperebbe una benedizione al cardinale, e suo successore alla diocesi di Monaco e Frisinga, l’arcivescovo Reinhard Marx, segretario della Conferenza episcopale tedesca guidata da Robert Zollttsch. Perché al di là delle Alpi, dove il papa è nato, in tutti gli ospedali c’è un modulo che in Italia farebbe gridare all’eresia: il biotestamento per cristiani. Autorizza gli uomini di fede a fare ciò che la Curia vaticana, in Italia, addita come peccato mortale: in caso di stato vegetativo permanente, i cattolici possono disporre la sospensione delle terapie e della nutrizione artificiale. Proprio come a Roma, anche lassù la vita è considerata “un dono di Dio”. Ma proprio per questo, secondo i vescovi cattolici nessuno può essere costretto a sottoporsi a trattamenti diagnostici o terapeutici per quanto promettenti essi siano”. Ecco che, mentre in Italia si riaccende il dibattito sulla proposta di legge che prevede di affidare al medico l’ultima parola, in Germania la Curia parla dei biotestamento come di “un saggio strumento che fornisce informazioni preziose sulle volontà che la persona gravemente malata vorrebbe rispettate”.
E a 18 mesi dal varo della norma da parte dei Bundestag, firma il prontuario di 46 pagine riservato ai fedeli, "iniziative che iI paziente cristiano può prendere a sua tutela", che consente lo stop al trattamenti salvavita come il sondino e la respirazione assistita, ma pure la dialisi, l’impiego di antibiotici e l’uso di analgesici. Per la chiesa tedesca, si deve dunque distinguere fra eutanasia attiva e passiva. La prima giudicata “improponibile” dai credenti e Illegale dal codice penale. Nessun anatema, invece, sullo stop alle terapie invasive, giudicate legittime, se richieste dall’interessato”. I tedeschi hanno già sottoscritto in massa il biotestamento e, fra 9 milioni di adesioni, quasi 3 milioni optano per il modello cristiano.
Già due anni fa, la bozza di quel protocollo era arrivata in Italia, inviata da Gian Domenico Borasio, direttore del centro di Cure palliative della Ludwig Maximilian Università di Monaco di Baviera. Ed era stato lui, cattolico praticante, uno dei consulenti di Beppino Englaro durante la stesura del protocollo che, nel febbraio 2009, attuò il distacco dei sondino autorizzato dalla Cassazione. Con un consiglio agli Italiani, che Borasio ripete: “Emigrare iI prima possibile. È una provocazione, ma se questa sciagurata legge sul testamento biologico dovesse venire approvata nella sua forma attuale, chi volesse essere sicuro di poter morire in pace dovrebbe andar via dall’Italia, perché qui si danno più diritti a un sondino di quanti se ne diano a un paziente”. Proprio come in Italia, a spingere la politica tedesca ad accelerare è stato il caso di Erika Kuelimer, 71 anni, in stato vegetativo dal 2002, dieci anni dopo Eluana. Anche Erika era immobilizzata a letto e non ha mai dato segni di coscienza. Anche Erika veniva alimentata con un sondino nonostante, come Eluana, avesse espresso la volontà di non essere curata. Fuori dall’ospedale, però, nessun cero. Né anatemi.
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