Genova lancia il registro biologico

Lo annuncerà Beppino Englaro, il papà di Eluana, il 16 luglio a Palazzo Tursi: il Comune di Genova, prima grande città in Italia, istituisce il registro per il testamento biologico dei cittadini. L´ha voluto la sindaco Marta Vincenzi e ha deciso che a darne l´annuncio sia il simbolo della lotta per la libertà di cura, in una data simbolica, l´inizio della "Settimana dei diritti", organizzata a Genova dal 16 al 22 luglio dal consulente per la Promozione della sindaco, Nando Dalla Chiesa.
Gli uffici dell´avvocatura del Comune stanno lavorando intensamente per realizzare uno strumento efficace e che possa dare un segnale forte e, insieme, una risposta ad un´esigenza crescente dei cittadini, come indicano i dati nazionali.

Sono infatti oltre 2.000 coloro che hanno finora affidato – in mancanza d´altra possibilità – le proprie "dichiarazioni anticipate di trattamento" al modulo pubblicato online dalle associazioni "A buon diritto" presieduta da Luigi Manconi e "Luca Coscioni". Oltre alla "rete" (in crescita) di notai che per un euro registrano testamenti biologici.
A sostenere l´iniziativa di Vincenzi arriva il senatore Ignazio Marino, genovese, autore di un disegno di legge sul testamento biologico, in corsa per la segreteria del Pd al congresso d´ottobre. E Vincenzi si è schierata, tra i primi, a sostegno della sua candidatura. «E´ un´iniziativa coraggiosa e meritoria. Marta Vincenzi – commenta il senatore – è una donna capace di gestire una città complicata come Genova e, al contempo, di affrontare con determinazione e convinzione temi difficili come quello del biotestamento». Marino indica il peso ma disegna anche i limiti di un registro come quello che sta preparando il Comune: «In termini operativi non ha alcun valore legale, ma sotto il profilo politico serve a sensibilizzare e a far capire al Parlamento l´orientamento reale che questo Paese ha sul tema».
E il clima politico, sul tema, si sta nuovamente surriscaldando perché domani, nella Commissione affari sociali della Camera, si aprirà la discussione sulla legge sul testamento biologico, già approvata, tra mille critiche trasversali, in Senato.

Il modello di Tursi si ispira a una sorta di "protocollo" preparato dai municipi X e XI di Roma, nei mesi scorsi, in cui è iniziata la raccolta delle intenzioni dei cittadini. Genova però fa un passo in più, tutta insieme, per prima tra le grandi città italiane: istituisce un registro che custodirà le scelte dei cittadini, che indicheranno anticipatamente quali cure accettare e quali rifiutare nel caso non siano più in grado di comunicare o manifestare la propria volontà. Con molta probabilità il registro prevederà anche la nomina di un "fiduciario", scelto da chi deciderà di iscriversi, in modo che sia ulteriormente garantita la volontà dell´autore del biotestamento.
Come reagirà la Curia di Genova, guidata dal cardinale Bagnasco, presidente della Cei, al registro comunale? «Non ne ho idea – ammette Marino – mi auguro però che non si parli di un provvedimento ideologico, perché si sta solo chiedendo di poter indicare i trattamenti medici a cui si vuole o non si vuole essere sottoposti. E questo è custodito nell´articolo 32 della Costituzione: diritto, non dovere, alla cura e alle terapie».
Tursi lavora all´istituzione del registro, la sindaco vuole che lo strumento sia pronto per il 16 luglio, anche se poi aprirà un dibattito con i cittadini "perché – ha spiegato ai suoi collaboratori – l´operazione è vincente se partecipata".