Il segretario del Pd: c’è stato un lavoro del gruppo che ha prodotto l’accordo su 14 emendamenti. Sotto il quindicesimo, relativo a nutrizione e idratazione, c’è la firma di otto senatori su dieci, cattolici e non. Poco più di un’ora di riunione con i senatori della commissione Sanità, poi il neo-segretario Pd esce dalla sala con una dichiarazione che non ammette ulteriori domande, il cui succo politico più significativo è: «C’è una unanime convinzione che l’impianto base del ddl della maggioranza sul testamento biologico sia da respingere».
C’è anche il lavoro, lontano dai riflettori, della commissione, che ha portato a una posizione unanime su 14 punti su 15 e prevalente sull’unico punto – quello relativo a nutrizione e idratazione artificiale – su cui vi è discussione. Ma anche questo è stato firmato da 8 senatori su 10, sia cattolici che laici. È la conclusione di una giornata politica che era iniziata con le esternazioni di Francesco Rutelli contro i giornali che, a suo dire, hanno strumentalizzato la libera espressione delle sue posizioni di parlamentare. Fra i giornali «contro» anche, anzi, soprattutto l’Unità: «Sono abbastanza incavolato, arrabbiato, ma lucido. Nel Pd le diverse posizioni su questi temi devono avere pari dignità e devono essere rese in maniera autentica. Così non è sull’Unità». Anche il Manifesto non piace al senatore ma almeno, il Manifesto, «non è il giornale del Pd». E Franceschini assicura: «Rutelli non fa parte della commissione sanità ma le sue posizioni sono pienamente legittime e vanno rispettate. Vi invito a non leggere come manovra politica ogni diversità di posizione. Non è corretto e non è onesto». Accorata difesa della pluralità di opinioni anche da parte di Anna Finocchiaro: «Finché ci sarò io garantirò la dignità e la libertà di espressione di tutti i miei senatori».
Così si chiude l’incidente iniziato quando era apparso, senza i membri della commissione sanità venissero informati, l’emendamento firmato da Rutelli: salva l’espressione personale ma non c’è altra mediazione che quella elaborata nel lavoro di commissione. Quanto alla capogruppo Dorina Bianchi – che anche ieri si è distinta dai parlamentari che dovrebbe rappresentare, loro contro il contingentamento dei tempi, lei a favore – restano i malumori ma non c’è stata, recita un’agenzia, resa dei conti. Esprime soddisfazione Donatella Poretti, radicale eletta nel Pd: «il partito ha espresso una posizione ufficiale condivisa che esprime la posizione del gruppo contraria al Ddl Calabrò». Anna Finocchiaro a sua volta protesta contro l’attenzione «chirurgica» verso ogni diversa posizione che si esprime nel Pd a fronte della totale disattenzione di ciò che accade nel Pdl. E ieri nel Pdl è sceso in campo, esprimendo dissenso un peso massimo: Giuseppe Pisanu, che al Tg3 ha dichiarato: «Non voterò questa legge, non mi asterrò, mi rifiuterò di votarla». Il dissenso dell’ex ministro dell’Interno porta argomenti analoghi a quelli espressi dal gruppo democratico: «Con la pretesa di disciplinare per legge il fine vita, si afferma la forza dello Stato sul valore della persona umana.
Ma questo è in contrasto con l’articolo 2 della Costituzione, che prevede il primato della persona sullo Stato». Pisanu aggiunge: «Secondo me non dovrebbe esserci alcuna legge. Ed in casi delicati, come quello di cui parliamo, dovrebbero essere affidati alla volontà del paziente, se è in grado di intendere e volere, oppure alla valutazione, in scienza e coscienza, dei parenti e del medico, come sempre è avvenuto». Oggi è convocata la commissione in seduta mattutina, pomeridiana e notturna. Ieri non è stata accettata la proposta del presidente Tomassini di contingentare i tempi e che per questo ha parlato di atteggiamento ostruzionistico. La maggioranza intende ridurre i propri emendamenti da cento a cinquanta.