Dichiarazione etica: così si chiamava la dichiarazione firmata nel novembre 2005 da sei Paesi europei — Germania, Polonia, Slovacchia, Austria, Malta e Italia—che poneva un veto all’erogazione di finanziamenti comunitari a favore della ricerca sulle cellule staminali embrionali. Il 30 maggio scorso, il nuovo ministro per la Ricerca scientifica, Fabio Mussi, ha ritirato la firma italiana provocando le dure reazioni nell’ex maggioranza di governo e un animato dibattito in quella attuale.
Non a caso la mozione votata mercoledì in Senato concilia non senza ambiguità il «sostegno finanziario alle ricerche che non implicano la distruzione di embrioni» con l’incentivazione «della ricerca avanzata tesa a verificare la possibilità di ricerca sugli embrioni sovrannumerari». Un compromesso, insomma. Ma un compromesso gradito perché allarga l’orizzonte della discussione verso altri traguardi. Effettivamente, la mozione va in direzione della libertà di ricerca, con cautela però: basti pensare a quante volte in aula è stato richiamato il principio di precauzione, che di fatto si traduce in divieto, divieto di fare ricerca in nome della sacralità dell’embrione.
E quando la scienza viene artatamente piegata a questione di coscienza si corre un rischio: quello di opporre una coscienza contro l’altra, in questo caso contro quella che ritiene sia altrettanto etico fornire a milioni di malati una possibilità di cura. Come d’altra parte richiesto a gran voce dalla quasi totalità della comunità scientifica internazionale, da numerosi Premi Nobel, dalle associazioni dei pazienti e, in Italia, dall’associazione radicale Luca Coscioni. A conferma dell’esistenza di questo rischio, si dice spesso, per esempio, che la ricerca sulle staminali adulte è preferibile a quella sulle staminali embrionali perché la prima ha già dato risultati mentre la seconda no, stabilendo a priori che la ricerca sulle staminali embrionali non ne darà. Detto questo, il divieto di ricerca sugli embrioni, come previsto dalla Legge 40, non significa una preclusione legale alla possibilità di condurre ricerche su linee cellulari embrionali create in altri Paesi.
Inoltre la legislazione comunitaria sancisce la libera circolazione delle merci e pertanto rende impossibile il divieto d’importazione delle cellule staminali, non potendo considerarle altro che «beni».E difatti, coerentemente con questa impostazione europea, è stato eliminato dalla premessa della mozione approvata dal Senato il riferimento al rispetto della vita umana a partire dal concepimento, che altro non sarebbe stato che il primo passo verso il riconoscimento giuridico del concepito. Come ministro per le Politiche europee mi preme sottolineare anche un altro aspetto. In questo contesto sono stati correttamente attivati i meccanismi previsti dalla legge n. 11 del 2005 sul recepimento della normativa europea (c.d. legge Buttiglione), con la puntuale trasmissione alle Camere degli atti ricevuti da Bruxelles per consentire al Parlamento di esprimere il proprio parere.
Così, lunedì al Consiglio competitività a Bruxelles, il ministro Mussi potrà prendere posizione non solo con l’avallo del governo ma con il conforto anche di un ramo del Parlamento. Considero il risultato complessivo come un primo, prudente passo di apertura verso la libertà di ricerca e verso una discussione distesa e sensata sul ruolo della scienza nonché sulla laicità dello Stato. Un segnale positivo, in contrasto con quello che proviene, quasi in contemporanea, dagli Stati Uniti, dove il Presidente Bush ha esercitato il suo diritto di veto, per la prima volta in sei anni, sulla concessione dei finanziamenti federali per le ricerche sulle cellule staminali, dopo il via libera sia della Camera che del Senato.
Un esercizio del diritto di veto che dovrebbe farci riflettere. Considero altrettanto positivamente l’approvazione di un documento condiviso dalla maggioranza su temi che da tempo dividono e animano discussioni accese, spesso connotate da interpretazioni ideologiche e forzate della realtà scientifica. Questo fa ben sperare che si possa trovare nel centrosinistra un punto di sintesi anche su temi eticamente sensibili, così da consentire al Paese di guardare avanti.
Emma Bonino, Ministro del Commercio Internazionale e per le Politiche Europee
Risposta all’articolo della Bonino da parte di deputati e senatori dell’Ulivo e dell’Udeur
Cara Bonino, il compromesso non è un via libera alla ricerca sugli embrioni
Il gran caldo gioca brutti scherzi. Anche al ministro Emma Bonino che oggi sul Corriere della Sera si produce in un’interpretazione a dir poco distorta della risoluzione approvata mercoledì scorso dal Senato sul settimo programma quadro di attività comunitarie di ricerca e di sviluppo tecnologico. Il ministro apre il suo articolo con un riferimento assente nel testo originario. Infatti, nel dispositivo che impegna il governo, non si parla di “embrioni soprannumerari”, ma di “embrioni crioconservati non impiantabili” .
Solo un cavillo? Per nulla, le parole pesano perché non vi è nella risoluzione alcuna apertura a fare ricerca su embrioni umani, ma unicamente la verifica della possibilità di fare ricerca su quelli non più impiantabili. E poiché oggi nessuno sa dirci quando un embrione non e più vitale e dunque non più impiantabile, la verifica andrà condotta innanzitutto su embrioni animali per cercare di sapere qualcosa di meno incerto sulla vitalità degli stessi. Tutto il resto, cioè quello che dice il ministro Bonino, fa parte delle sue convinzioni, non della risoluzione approvata al Senato.
Del resto, sia detto una volta per tutte, il punto inequivocabilmente impegnativo per il governo è contenuto, non a caso, nel punto 1 della risoluzione approvata con i voti dell’Unione, ovvero “sostenere sotto il profilo finanziario le ricerche che non implichino distruzione di embrioni” : ma come può il governo italiano rispettare questa posizione senza entrare nella minoranza di blocco? Puntando, insieme con la Germania, a ripristinare il contenuto del comma 3 dell’emendamento presentato dalla parlamentare europea Angelika Niebler che, oltre a prevedere finanziamenti per le staminali adulte comprese quelle cordonali, introduce una subordinata, ovvero che “nel settore della ricerca sulle staminali embrionali, il finanziamento sarà limitato alle linee staminali embrionali create prima del 31 dicembre 2003”.
Un compromesso basato su principio chiaro: non si fa ricerca sugli embrioni sovrannumerari. Il ministro Mussi si è impegnato in Senato su questa alternativa; dunque, qualora non fosse in grado di trovare il consenso attorno a questa mediazione, non potrà che ripristinare la minoranza di blocco. Ricordiamo che il rispetto di tale impegno riguarda non solo il ministro Mussi ma il governo nel suo insieme e dunque anche il ministro delle politiche comunitarie Emma Bonino. Solo così verrà rispettata la lettera e lo spirito della risoluzione del Senato.
Diversamente dovremo trarne tutte le conseguenze, consapevoli come ha detto il premier Romano Prodi , che tale questione è più delicata e più importante di quella dell’Afghanistan. Per di più una scelta incoerente o contraria a quanto prospettato per i parlamentari aderenti alla Margherita e ai Ds — non potrà non costituire una gravissima ipoteca sulla costruzione del Partito Democratico. Quello che era stato un passo avanti si trasformerebbe inevitabilmente in un ostacolo nel dar vita ad una nuova formazione politica.
Emanuela Baiodossi, Paola Binetti, Luigi Bobba, Paolo Bodini, Daniele Bosone, Enzo Carra, Pierluigi Castagnetti, Renzo Lusetti, Donato Mosella, Edoardo Pollastri (deputati e senatori dei gruppi dell’Ulivo) e i gruppi parlamentari di Camera e Senato dell’Udeur