Ad un anno dalla pubblicazione dell’executive order 13505, col quale Obama si impegnava a dare nuovo impulso alla ricerca sulle staminali embrionali, non si placano le lamentele di alcuni ricercatori. Recentemente il Washington Post ha dato voce ad alcuni esperti del settore, mostratisi tutti concordi: la nuova politica di Obama, ad un anno di distanza, si è rivelata più un ostacolo che un beneficio per il loro lavoro. La complicazione principale è dovuta alle linee guida emanate dall’Istituto Nazionale della Sanità statunitense (NIH), che fissano i requisiti etici che rendono utilizzabili gli embrioni che, una volta distrutti, rendono disponibili le cellule staminali su cui fare ricerca.
Timothy J. Kamp, dell’Università del Wisconsin, si è lamentato dei tempi troppo lunghi richiesti dal NIH per stabilire se alcune linee cellulari siano o meno eticamente certificabili per la ricerca e ha chiesto una deroga di due anni per la sperimentazione su cellule ancora in attesa di revisione. Addirittura si sono create situazioni come quella di Michael Kyba, dell’Università del Minnesota, che ha condotto ricerche sulla linea H9, approvata da Bush ma ad oggi ancora in attesa del via libera sulla base delle nuove linee guida.
Al fianco di parte della comunità scientifica, si registra una spinta politica nella stessa direzione: al Congresso, infatti, è già stata presentata una norma che si propone di rimuovere le limitazioni alla ricerca sulle staminali, rendendo possibile la creazione di embrioni destinati ai laboratori. A questo, la nuova proposta di legge aggiunge un’apertura alla donazione umana attraverso un artificio terminologico. Ad oggi, negli Stati Uniti la donazione umana è definita come la produzione di un embrione attraverso la tecnica del trasferimento del nucleo cellulare di una cellula somatica ed è proibita. La nuova legge definisce invece la donazione come l`impianto dello stesso embrione in utero, consentendone così la creazione a patto che poi venga distrutto.
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