E LA CINA CREO’ L’UOMO (L’Espresso)

<i>Si chiama trasferimento embrionale. Di fatto è clonazione. È stato praticato in Oriente con l'aiuto di un medico americano. L'intervista di Emma Trenti Paroli</i>

<b>21 Marzo 2004</b> – Un pensiero proibito accarezza la mente degli scienziati: "Se solo potessimo abolire la clonazione dalla memoria dei politici, dei giornalisti, del pubblico. L'amnesia cancellerebbe in un colpo solo le farneticazioni dei raeliani, le riminiscenze della fantascienza, Hitler, le Guerre Stellari…".
Invece, no. La clonazione è sulla bocca di tutti. Persino le Nazioni Unite la definiscono "l'argomento non politico più controverso oggi sul tavolo". E giù discussioni e divieti, mentre dalla Cina, precisamente dall'Università dello Sun Yat-Sen nel Guangzhou, arriva la notizia della gravidanza di una donna sterile ottenuta con la incriminatissima tecnica del cosiddetto "trasferimento embrionale", parente stretto della clonazione, e poi interrotta al settimo mese di gravidanza. La tecnica era stata messa a punto da James Grifo, direttore della Clinica di riproduzione assistita della New York University che, costretto nel 1999 a interrompere i suoi esperimenti negli Usa, l'ha insegnata ai medici cinesi che l'hanno trasformata in un successo scientifico. Siamo andati a trovarlo.

Professore, i cinesi hanno clonato un uomo?
"Continua a esserci confusione fra trapianto di nucleo e clonazione. Nella clonazione si preleva il Dna dalla cellula di un individuo adulto e lo si innesta in un uovo, da cui poi si sviluppa un embrione: lo scopo è creare una copia genetica di quell'individuo. Nel trapianto di nucleo effettuato in Cina secondo il nostro protocollo si preleva il Dna di un uovo appena fecondato (quindi i geni del padre e della madre nel momento in cui si stanno fondendo) e lo si innesta in un uovo più sano, donato da un'altra coppia, che ha più probabilità di svilupparsi in un embrione: lo scopo è aiutare una coppia infertile ad avere un figlio. Anche se la tecnica è simile alla clonazione, il fine è completamente diverso".

Chi può giovarsi di questa tecnica?
"In una piccola percentuale delle coppie che si sottopongono alla fecondazione in vitro, gli embrioni smettono di svilupparsi a uno stadio iniziale, pur non avendo difetti nel Dna. Crediamo che ciò avvenga a causa di difetti del citoplasma, cioè di quella parte dell'uovo che circonda il nucleo fertilizzato. E, con il trapianto di nucleo, la sostituiamo con un veicolo-uovo più sano. Ci sono poi le coppie portatrici di malattie genetiche mitocondriali, cioè che riguardano quella parte di Dna che sta al di fuori del nucleo (gravi malattie congenite talvolta letali nell'infanzia, come la leucodistrofia, ndr): il trapianto di nucleo potrebbe bypassare questo rischio, aiutando la coppia ad avere un bimbo sano. Infine, il trapianto di nucleo effettuato sull'uovo ancora immaturo, prima della fertilizzazione, potrebbe aiutare a ringiovanire le uova, prevenendo quegli errori nella migrazione dei cromosomi che riducono quasi a zero la possibilità di rimanere incinta alla donna di età riproduttiva avanzata. Per molte coppie il trapianto di nucleo rappresenta quindi l'unica possibilità di avere un figlio proprio, portatore del Dna del padre e della madre, non di quello della donna donatrice delle uova".

Cosa impariamo dall'esperimento cinese?
"Abbiamo verificato che la tecnica funziona: la donna, che col marito aveva tentato molte volte la Fivet senza successo, è rimasta incinta quando il nucleo delle sue uova fecondate è stato trapiantato nelle uova di una donatrice. Purtroppo la donna ha abortito: ma il suo feto era geneticamente normale. Noi nel 1997 avevamo iniziato a sperimentare la tecnica sulle nostre pazienti, rassicurati dagli ottimi risultati ottenuti in laboratorio sui topi. Abbiamo visto vivere e riprodursi normalmente ormai parecchie generazioni dei discendenti dei primi 50 topi nati nel nostro laboratorio in seguito a un trapianto di nucleo. Avevamo anche cominciato a sperimentare il trapianto di nucleo nelle uova immature, prima della fertilizzazione, sperando di poter aiutare le donne meno giovani con una ridotta capacità ovarica. Purtroppo tutto si è fermato nel 1999".

Che cosa è successo?
"Una lettera dalla Food and Drug Administration mi ha avvertito che, se volevo continuare le ricerche sul trapianto di nucleo, dovevo attenermi alla complessa procedura di approvazione richiesta per la sperimentazione clinica dei nuovi farmaci. Ma noi non abbiamo le risorse finanziarie di un'azienda farmaceutica, non abbiamo le squadre di avvocati e il personale necessario per compilare il protocollo, e poi comunque sapevo che l'approvazione della Fda non sarebbe mai arrivata. Chi se lo sarebbe aspettato in America?".

La disturba l'essere stato coinvolto nel groviglio etico sulla clonazione?
"Sì, perché fa parte del sensazionalismo dei media, serve a catturare la curiosità dei lettori, sentite cosa fanno quegli scienziati pazzi… È una vergogna che mi si proibisca di cercare di aiutare i miei pazienti".

Anche i suoi colleghi Panyotis Zavos dell'Università del Kentucky e Severino Antinori sostengono di voler tentare la clonazione umana vera e propria come terapia dell'infertilità…
"Capisco il dramma delle coppie infertili, e credo che gli esperimenti sulla clonazione riproduttiva dovrebbero continuare. Non credo però che sia ancora arrivato il momento di tentarla nell'uomo. I risultati ottenuti sugli animali parlano di possibili difetti genetici e di un ridotto arco di vita, e sono dati che dovrebbero far riflettere. Non è così invece per il trapianto di nucleo: tutti i dati escludono la possibilità di rischi gravi".

È sufficiente escludere rischi gravi per il bambino che nascerà?
"In qualsiasi nuovo tipo di terapia c'è sempre un margine di ignoto. Noi medici possiamo solo procedere con cautela e cercare di raccogliere sempre più dati. Nel campo della riproduzione assistita ci sono rischi che ancora non conosciamo; per esempio è stato notato un leggero aumento delle complicazioni in gravidanza: ma queste sono legate alla fertilizzazione in vitro o piuttosto al fatto che le donne infertili hanno problemi iniziali e i loro risultati non possono essere paragonati a quelli delle donne che concepiscono naturalmente? Purtroppo negli Stati Uniti si è affermata una cultura che cerca di escludere ogni rischio, il governo pensa di dover garantire la sicurezza ovunque, gli avvocati sono pronti a trascinarti in tribunale. È triste, perché così facendo si negano molte possibilità di progresso nella ricerca medica".

Per poter proseguire nelle ricerche sulle cellule staminali bypassando il nodo etico della clonazione, quindi della distruzione di embrioni umani, alcuni scienziati stanno cercando tutte le scappatoie. Ian Wilmut ha ottenuto il permesso dal governo inglese di creare embrioni umani mediante partenogenesi: uova umane non fecondate vengono stimolate a svilupparsi in un embrione che non ha alcuna possibilità di dare origine a un feto, ma che nei primi stadi di sviluppo può essere usato come fonte di cellule staminali o pluripotenti. Cosa succederà?
"La decisione più stupida presa negli ultimi anni negli Stati Uniti è stata quella di limitare le ricerche sulle cellule staminali. Sarebbe stato come dire al dottor Fleming di smettere di giocare con le muffe, e quindi privare il mondo della penicillina. È una vergogna che politici privi di una reale comprensione delle potenzialità enormi di questo settore scientifico siano coloro che ne decidono la sorte. Le potenzialità della ricerca sulle cellule staminali sono illimitate".

Anche in campo riproduttivo?
"Certo, con la clonazione si potrebbero anche ricreare in laboratorio sperma e uova, per esempio per i pazienti che hanno perso la capacità riproduttiva dopo un cancro. Per arrivare a questi traguardi occorre ancora fare molta strada, macinare molti esperimenti nei laboratori, che invece oggi stanno languendo".