Nel 2009 sono venuti al mondo 10.819 bambini con le tecniche di procreazione medicalmente assistita, pari all’1,9 per cento dei bambini nati in Italia. E anche se il 55,1 per cento dei centri è privato, la maggior parte delle prestazioni è eseguita nelle strutture pubbliche o private convenzionate. Sono alcuni dei dati che emergono dalla relazione annuale sulla legge 40 presentata dal ministero della Salute al Parlamento. "Nel 2009 le coppie trattate sono state 63.840 – spiega Giulia Scaravelli, che gestisce il registro italiano sulla Procreazione medicalmente assistita (Pma) presso l’Istituto superiore di sanità – e i cicli procreativi iniziati 85.385. Sono state ottenute 14.033 gravidanze, ma se ne sono riuscite a monitorare 11.691: da queste, sono nati vivi 10.819 bimbi, di cui 8.043 con le tecniche della Fivet e dell’Icsi". Rispetto al 2008, sono aumentati i cicli iniziati (+8,8 per cento ), le gravidanze ottenute (+12,3), e i bambini nati vivi (+7,3). Sono invece calate le complicanze da iperstimolazione ovarica, da 0,45 ogni cento a 0,28. La quota dei parti gemellari è rimasta costante nel 2009, mentre si è ridotta quella dei trigemellari, arrivata al 2,4 per cento.
"Questi dati non cancellano il fatto che il Paese ha bisogno di una normativa nuova in materia di Pma" ha commentato Antonio Palagiano, responsabile nazionale sanità dell’Italia dei Valori nel ricordare la sentenza della Consulta dell’aprile 2009. "Il pronunciamento della Corte costituzionale – ricorda il deputato Idv – ha scardinato completamente l’impianto della legge 40 ed è ovvio che da allora si sia registrato un trend più positivo per la fecondazione assistita in Italia, assistendo ad un maggior numero di successi e soprattutto ad un minor rischio per le donne e per i nascituri". Ma questa non è solo l’unica differenza interregionale. Sui 350 centri presenti in Italia, 130 sono pubblici, 27 privati convenzionati e 193 privati. Vi sono alcune realtà più virtuose con moltissime strutture pubbliche (circa il 60 per cento del totale al Nord) e altre meno. Le regioni con il minor numero di centri pubblici o convenzionati sono Lazio, Sicilia e Calabria. Quest’ultima ha una sola struttura. "C’è anche da sottolineare – ribadisce Scaravelli – che molti centri, sia pubblici che privati,
fanno pochi cicli in un anno. Alcuni poco di più di 20. Inoltre 150 centri offrono solo tecniche di Pma di I livello, cioè l’inseminazione intrauterina e il congelamento dello sperma".
"Eliminando dalla norma l’obbligo del contemporaneo impianto di tre embrioni e grazie anche alla possibilità di eseguire trattamenti differenziati per fasce di età – nota in conclusione Palagiano – è stato possibile migliorare le tecniche di Pma ed evitare parti tri o quadrigemellari. Restano ancora da sciogliere i nodi del divieto di diagnosi pre-impianto" per le coppie fertili affette da malattie genetiche "e della fecondazione eterologa. Temi più volte affrontati nelle recenti sentenze ordinarie in materia "e che rappresentano ancora un ostacolo per la felicità di molte coppie italiane, costrette ad un esilio riproduttivo".
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