Disabili, l’abbraccio del Colle “Sono cittadini, non invisibili”
Un piccolo esercito di “invisibili”, senza volto e senza identità. Circa mezzo milione di persone nel nostro Paese soffre di autismo, un milione ha la sindrome di Down, in centinaia sono colpiti da malattie rare, anche se mancano statistiche precise. Si schiera con loro Sergio Mattarella: “Non è più accettabile che tanti nostri cittadini diventino cosi, invisibili..”
Un intero pezzo del Paese relegato ai margini. È stato così per troppi anni, ora il presidente della Repubblica ha deciso che è il momento di aprire gli occhi sul disagio che più di ogni altro fa paura al mondo dei “sani”: la disabilità intellettiva. Ricevendo al Quirinale associazioni, ragazzi, famiglie nella Giornata dedicata proprio alle persone con disabilità intellettiva, vuole fare piazza pulita dei luoghi comuni: “non si tratta di pazienti, di malati, di problemi da scaricare sulle famiglie o sul singolo: a creare le barriere sono i limiti della nostra organizzazione sociale..”
E la loro diversità è una ricchezza per tutti, per la nostra società. Lo raccontano gli occhi e l’allegria di Nicole Orlando, campionessa paralimpica di atletica e star di Ballando con le stelle, che contagia il presidente avvolgendolo nella maglia azzurra che gli regala. O le emozioni, più intime, che nel Salone dei Corazzieri regala al piano Gabriele Naretto, affetto da autismo e ipovedente, con un brano di Gershwin e relativo bis. O Agnese Bucciarello, 31 anni, che dopo uno stage proprio nelle cucine del Quirinale ha trovato lavoro in un’hamburgeria del Tiburtino. La scrittrice Clara Sereni racconta del figlio Matteo, autistico anche lui. È emozionata e si è portata dietro un testo da leggere davanti al presidente, ma ad un certo punto lascia perdere e va a braccio, “anche i nostri figli sono migranti che aspettano accoglienza, sono migranti dell’anima..”
Ma il dolore più acuto, la preoccupazione di questi genitori è soprattutto il “dopo di noi”: “Che ne sarà dei nostri figli quando non ci saremo più?” è la domanda più ricorrente. La Camera il mese scorso ha approvato la legge intitolata appunto al “dopo”; il ministro della Sanità Lorenzin annuncia che 90 milioni sono stati stanziati per il progetto a sostegno delle persone con grave disabilità senza legami familiari, e che l’autismo entra nei nuovi livelli essenziali di assistenza (i Lea) con 50 milioni per i trattamenti e la diagnosi precoce della malattia.
Mattarella lo raccoglie, il malessere dei genitori: “So bene quanto grande sia il cruccio delle famiglie: cos’avverrà dopo di noi? Un’angoscia che pesa, a volte, più della fatica e delle rinunce cui ci si sottopone per amore.. ‘dopo di noi””, spiega, riguarda tutti: “È fuori dallo spirito e dalla lettera della Costituzione chi pensa, egoisticamente, che la solidarietà sia a carico di altri”.
Passi avanti ne sono stati fatti, anche sul piano legislativo, si tratta di tradurli in pratica. Rimane tanto da fare per l’inclusione a scuola, e sul lavoro: “Ci sono ancora imprese che preferiscono subire sanzioni — denuncia Mattarella — che ottemperare alle norme sull’inserimento dei disabili. L’Italia e l’Ue sono nate per abbattere i muri. L’essenza della civiltà europea, conclude il capo dello Stato, ci chiama a difendere la vita, oggi anche contro il terrorismo…”