Da quando aveva 13 anni è affetto da distrofia muscolare. Oggi, a 54 anni, Annibale Fasan lancia un disperato appello al Presidente della Repubblica: “Le istituzioni mi hanno abbandonato – dice – sono costretto ad una battaglia continua per vedere riconosciuti i miei diritti di disabile. Chiedo che lo Stato mi aiuti nella procedura di una morte dolce, vivere così non è dignitoso”. “Due anni fa ho proposto all’amministrazione di lasciare, dopo la mia morte, l’appartamento di mia proprietà al Comune, in cambio di un vitalizio che oggi mi permetta di sostenere una quotidianità economicamente dignitosa – spiega Fasan, pensionato ed artista costretto dalla malattia in sedia a rotelle – ma l’amministrazione non si è degnata di rispondere alla mia proposta ed anzi, è rimasta assente anche dopo altre mie sollecitazioni”. Ed è così che Annibale Fasan ha preso carta e penna per scrivere direttamente al Presidente Napolitano. La sua lettera è stata inviata per conoscenza anche a vari altri destinatari, tra cui il sindaco Daniela Marzullo, il presidente dell’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare Alberto Fontana, ai referenti trevigiani della “Cellula Luca Coscioni” ed a Beppino Englaro, padre di Eluana. Fasan passa in rassegna gli introiti che riceve da vari enti: ci sono 737 euro al mese tra pensione ed assegno di accompagnamento, 12 mila euro annui per la collaboratrice domestica, la carrozzina finanziata solo in parte dall’Usl. E poi ci sono le spese: il mutuo per la casa, il prestito con la Caritas per la cauzione della casa di riposo per la madre di 85 anni, straordinari, vitto e alloggio della collaboratrice, le bollette e molte altre uscite legate in parte anche alla gravissima patologia da cui è affetto Fasan. “Eppure al Comune le risorse economiche non mancano, visto le spese della giunta casierese verso altri settori, ad esempio riguardanti gli aspetti ludici della vita dei cittadini – scrive il cinquantaquattrenne a Napolitano – per risolvere una faccenda seria come la mia, che si protrae da anni, invece, non sono state fatte pianificazioni serie, non esiste un protocollo condiviso che tuteli la dignità della persona”. Annibale Fasan, che ha ricevuto un attestato di solidarietà da Cinzia Gori, infermiera di Eluana Englaro, ormai è esasperato e lancia al Presidente della Repubblica una richiesta che sa di provocazione. “Chiedo che lo Stato, attraverso l’Usl, mi assista nella procedura di una morte dolce, constatato che vivere senza poter gestire le mie capacità fisiche e senza avere introiti economici proporzionati risulta non solo indignitoso ed incostituzionale, ma soprattutto un’impresa persa in partenza”.
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