Direttiva Ue su vivisezione su cani e gatti. L’ Italia si ribella: non la faremo

Daniela Mastromattei

 «Gli europarlamentari dimostrano di essere più sensibili al business che alla tutela degli animali e alla salute degli esseri umani». Parola di Gianluca Felicetti, presidente della Lav. Delude il provvedimento approvato ieri dall’Unione europea che regolamenta l’utilizzo degli animali per fini scientifici. Delude soprattutto perché è un passo indietro.

«Il testo proposto nella sua prima versione nel 2008 era fortemente innovativo rispetto a quello attuale», ricorda il presidente della Lav. «Purtroppo nel corso dei mesi la lobby vivisettoria ha ben saputo veicolare le scelte politiche per ottenere maggiore libertà e minori restrizioni nel ricorso agli animali». Un ritorno al passato: per il Parlamento di Strasburgo cani e gatti randagi, criceti e macachi potranno essere ancora utilizzati come cavie, quando non sia possibile ricorrere a metodi alternativi. In Italia per cani e gatti è vietato dal 1991.

Gli animali potranno essere soppressi per inalazione di anidride carbonica, definito dalla legge atto "umanitario": in realtà provoca alti e prolungati livelli di sofferenza, riconosciuti scientificamente. E ancora: viene dato il via libera agli esperimenti anche senza anestesia e se altamente dolorosi. Non c’è bisogno di nessuna autorizzazione per l’utilizzo nei laboratori di topi, ratti, porcellini d’India, criceti, conigli, cani, gatti, rane e pesci zebrati appositamente allevati. Un voto sconcertante. Un voto sul quale hanno espresso riserve esponenti del governo italiano e autorevoli rappresentanti della comunità scientifica e culturale.

«L’obiettivo da raggiungere è l’esclusione dell’utilizzo di animali per la sperimentazione nel caso questo comporti sofferenza per gli stessi. Mi è pertanto difficile commentare positivamente una normativa europea che considero ancora sostanzialmente poco incisiva in tal senso», afferma il sottosegretario alla Salute Francesca Martini. «Mi rendo conto che ha rappresentato un compromesso difficile. Purtroppo i Paesi membri presentano situazioni di forte disomogeneità e apprezzo lo sforzo di aver fatto emergere queste discrepanze in materia e di porre obiettivi di maggiore protezione degli animali. L’Italia si distingue nel panorama europeo per una forte attenzione al tema che può e deve essere solo intensificata». Più critica la posizione di Gabriella Giammanco, deputata del PdL e componente del Comitato ministeriale per un’Italia "animal friendly", che definisce «sconcertante» il voto dell’Unione europea. «Sono stata sempre a favore della ricerca e del progresso scientifico ritenendo, comunque, che la scienza debba osservare alcuni fondamentali principi etici, primo fra tutti il rispetto per la vita e per la sofferenza di tutti gli esseri viventi».

Questa direttiva, continua la parlamentare, «va a favore degli interessi delle industrie farmaceutiche e amplia la soglia di dolore accettabile da parte degli animali, in particolare cani, gatti e primati, durante la sperimentazione. Permette, infatti, alti e prolungati livelli di sofferenza durante i test di laboratorio nonché la possibilità di effettuare interventi molto dolorosi, come l’apertura del torace, senza anestesia e analgesici». «Mi auguro – conclude – che il Parlamento italiano recepisca in modo restrittivo quest’assurda direttiva e che mantenga i pochi ma chiari divieti già vigenti nel nostro Paese in materia di sperimentazione animale». Non sono ancora del tutto perse le speranze, quindi, per i 12 milioni di animali che ogni anno muoiono nei laboratori europei. Le proteste L’approvazione del provvedimento è comunque avvenuta dopo la bocciatura della richiesta di rinvio avanzata dall’europarlamentare dell’Idv Sonia Alfano e sostenuta da altri 40 deputati che, prima del voto, si sono alzati in segno di protesta. E c’è chi chiede il riesame della direttiva, come Cristiana Muscardini, europarlamentare del PdL, facendosi portavoce delle perplessità espresse anche da esponenti del governo italiano su «problemi che restano irrisolti».

Si dice deluso Tiziano Motti (IJde-Ppe), secondo il quale è stato fatto un «passo indietro» facendo un regalo all’industria farmaceutica sulla pelle delle cavie. Mentre Elisabetta Gardini (PdL-Ppe) parla di «qualche preoccupazione» ancora esistente, ma complessivamente giudica il testo un «buon compromesso». Decisamente a favore della nuova direttiva Paolo De Casto (Pd-Ds), presidente della Commissione agricoltura del Parlamento Ue: sottolinea che è stato raggiunto un «buon compromesso su un testo ragionevole che rappresenta un progresso rispetto alle norme del 1986 per le esigenze scientifiche».

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