Italiani generosi, o meglio italiane dal cuore grande. Aumenta sì la percentuale dei donatori di organi, ma anche i loro anni e questo spiega perché i trapianti rimangono stabili. L’età avanzata dei donatori, infatti, rende minore il numero di organi utilizzabili, ma il rovescio della medaglia è comunque positivo, visto che gli offerenti under 35 (spesso vittime di traumi stradali) sono scesi vertiginosamente. Ad essere più prodigo il gentil sesso che dona oltre due terzi dei reni, mane riceve meno di un terzo. È in rosa il quadro tracciato dal Centro nazionale trapianti (Cnt) in occasione del lancio della campagna perla donazione e il trapianto d’organi, in vista della giornata nazionale il 29 maggio.
Ma sul tema il ministro della Salute Ferruccio Fazio ha un piano di riorganizzazione che sottoporrà presto alle Regioni: una nuova rete di cure per superare la carenza d’organi, basata anche su tessuti artificiali, nuove tecniche di conservazione e staminali, che diventi una "filiera unica" di riferimento per chi è in lista d’attesa (in Italia 9.362 persone) e chi non lo è. Crescono leggermente le donazioni, insomma, ma anche l’età di pazienti. Nei primi mesi del 2011, difatti, si è avuto il 3,8% in più di organi disponibili che fa stimare per l’anno 2.379 donatori potenziali e 1.138 quelli utilizzati, con una crescita di quasi cento unità adatte risp etto al 2010 e dell’ 1% per gli organi impiantati. Restano tuttavia le differenze territoriali, anche se meno rilevanti che in passato: al nord si hanno 27 donatori per milione di abitanti, al sud appena 13. A rimanere in stallo però è il tempo di permanenza in lista dei pazienti, poco più di due anni, così come la percentuale di malati che muoiono aspettando un organo compatibile (il7,3%). Sale invece in maniera evidente la "vita vissuta" del tessuto, cioè l’età media del donatore: si è passati da 50 anni nel 2002 ad oltre 60 nel 2010. La forbice tra numero di donatori e trapianti effettuati è dovuto proprio a questo, sottolinea il direttore del Cnt Alessandro Nanni Costa, "l’età avanzata spiega la stabilità dei trapianti da cadavere, visto che più è anziano il donatore, minore è il numero degli organi che si possono prelevare". I trapianti da vivente, invece, sono raddoppiati in cinque anni. E sono le donne le protagoniste della solidarietà per il rene; in questo campo offrono il 70% delle unità, nel 36% dei casi ai figli, ma ne ricevono appena il 34% del totale. Non a caso, sette volte su dieci sono le mogli che danno un rene ai mariti, mentre la circostanza inversa si verifica solo nel 24% dei casi. Stesso discorso per le donazione tra consanguinei: metà delle volte le benefattrici sono le madri, appena nel 20% dei casi i padri. Dopo aver premiato i centri trapianti d’eccellenza in Italia, tra cui le Molinette diTorino, che ha il record nazionale, il Policlinico Gemelli e il Bambino Gesù di Roma, il ministro Fazio ipotizza anche una via parallela agli impianti d’organo per risolvere il divario domanda-offerta. "Bisogna cominciare ad abituarsi all’idea che il trapianto non può essere l’unica soluzione – sottolinea il capo del dicastero ma una delle opzioni, viste le nuove metodologie".