<b>23 Luglio 2003</b> – Diciamola subito per togliercela d'impiccio. È una di quelle frasi che vanno sempre bene, e che ognuno ascolta decine di volte all'anno e che ripete (almeno) altrettante volte. Chi l'ha inventata è stato Groucho Marx e la frase suona più o meno così: «non m'interessa far parte di un club che mi accetta fra i suoi membri».
E se anche noi adesso osiamo ripeterla, lo facciamo soltanto come una specie di esorcismo dinanzi ad una iniziativa che attira le nostre simpatie e su cui, proprio in questi giorni, hanno scritto sul Guardian e sul New York Times il biologo inglese Richard Dawkins e il filosofo americano Daniel Dennett. L'iniziativa consiste nel tentativo di formare una nuova lobby, autodenominata Bright, che riunirebbe sotto il suo nome la variegata comunità internazionale dei laici, degli atei, degli agnostici, degli scettici, ecc. L'idea è venuta a Paul Geisert e Mynga Futrell di Sacramento, in California, e il loro sito internet the-brights.net è diventato, con documenti e possibilità di adesione on line, il centro di coordinamento di questo movimento.
Nel suo intervento del 12 luglio sul New York Times, Daniel Dennett, professore di filosofia alla Tufts University e autore di libri importanti come L'idea pericolosa di Darwin (Bollati Boringhieri) e Brainstorms, saggi filosofici sulla mente e la psicologia (Adelphi), spiega in questo modo il significato della parola «bright» e del progetto che prende questo nome: «È arrivato il momento che noi Bright veniamo alla scoperto. Che cos'è un Bright? Un Bright è una persona con una visione del mondo naturalistica opposta a quella soprannaturale». I Bright, aggettivo che si potrebbe tradurre con «luminoso» o «brillante», sono quindi tutte quelle persone che, trovandosi a condividere un atteggiamento e una convinzione di fondo che deriva direttamente dall'illuminismo e da tutta la tradizione scettica, hanno intenzione di restituire alle loro idee un peso e una riconoscibilità politica che troppo spesso soccombe dinanzi a quelle organizzazioni religiose che sono riuscite ad inserirsi con più efficacia nella vita politica di molti paesi. Continua Dennett: «Per quanto i Bright siano una minoranza o, io sono portato a credere, una maggioranza silenziosa, le nostre convinzioni profonde sono sempre più bandite, sottovalutate e condannate da coloro che sono al potere – dai politici che vanno dritti per la loro strada invocando Dio e che se ne stanno appollaiati virtuosamente su quella che chiamano "la riva degli angeli"».
Per fare un esempio italiano della situazione che Dennett denuncia, potremmo pensare al dibattito sulla possibilità dell'utilizzo terapeutico delle cellule staminali embrionali. Infatti, nonostante il rapporto che la commissione Dulbecco ha stilato nel dicembre del 2000 affermasse a chiare lettere che le cellule staminali embrionali potrebbero curare, solo in Italia, dieci milioni di ammalati (di Parkinson, di Alzheimer, di sclerosi laterale amiotrofica, ecc.), le convinzioni religiose presenti tra i parlamentari italiani sono invece riuscite a bloccare ogni ipotesi di un loro utilizzo. Dal punto di vista Bright questo è quindi un caso esemplare del modo in cui la ricerca scientifica (e la speranza dei malati) è stata battuta da convinzioni religiose che hanno basato la loro azione politica sull'ipotesi non dimostrata secondo cui gli embrioni sono degli esseri viventi dotati di anima umana e quindi destinati, come tali, alla vita eterna (per la cronaca: il destino visibile di questi embrioni conservati a migliaia nei frigoriferi dei centri di fecondazione assistita è invece rappresentato da un cassonetto della pattumiera).
Quello che i Bright propongono è quindi una specie di outing internazionale simile a quanto è già successo per i movimenti omosessuali. I Bright vogliono iniziare a dichiararsi ufficialmente come tali e, in questo modo, fare valere il loro numero e il loro peso politico. Ed è proprio su queste questioni, l'analogia con il movimento omosessuale e la possibilità di creare una specie di lobby trasnazionale, che il famoso biologo evoluzionista dell'Università di Oxford, Richard Dawkins, ha scritto sul Guardian del 21 giugno un articolo con un titolo significativo: «The future looks bright». Dawkins spiega infatti la scelta del termine «bright» in riferimento alla funzione politica svolta dall'introduzione della parola gay: «Gay è una parola concisa, di successo e positiva: è una parola che, al contrario di omosessuale, funziona
COM'È «BRIGHT» ESSERE SCETTICI E ILLUMINATI (Il Riformista)
<i>Una lobby di intellettuali laici per fare outing online: a favore delle cellule staminali e contro il soprannaturale</i>