Come al solito il problema comincia dalle parole. «Amo la vita»: così esordisce nelle sue interviste Stephen Minger, lo scienziato britannico pioniere degli embrioni ibridi. Ama la vita tanto da aver dedicato anni di lavoro a vedere che succede quando si mettono insieme elementi vitali di uomini e bestie. «Chimere»: così vengono chiamati questi esperimenti nel gergo dei laboratori scientifici, dal nome dell`animale mitologico con parti del corpo di animali diversi, ma più appropriatamente vanno definiti «ibridi» (o meglio ancora «cibridi»).
Ebbene, Stephen Minger sarà a Roma martedì prossimo, ospite dell’intergruppo parlamentare «CoscioniWelby» promosso dai radicali, per raccontare al Parlamento italiano che cosa si propongono di fare gli scienziati inglesi adesso che in Gran Bretagna è stata concessa un’autorizzazione preliminare a sperimentare con embrioni ibridi uomo-animale. Ciò che lui fa, come abbiamo già ampiamente spiegato su queste pagine, è prendere un ovocita animale – per lo più di mucca – non fecondato, svuotarlo e inserire al suo interno Dna umano.
Dopo di che le cellule di questo embrione misto iniziano a duplicarsi e l’équipe scientifica può studiarne l’evoluzione. L’obiettivo è ottenere cellule staminali embrionali. Secondo Minger, che dirige il laboratorio di biologia delle cellule staminali al King`s College di Londra, questo studio potrebbe apportare grandi benefici: in via ipotetica, a sentir lui, è la via per individuare cure contro malattie terribili come l’Alzheimer, il Parkinson e via dicendo. La parola chiave, ovviamente, è quel «potrebbe»: allo stato attuale infatti se ne sa troppo poco per valutare il grado di probabilità. E invece se ne sa abbastanza per individuare alcuni rischi certi, al punto che in altri Paesi, tra i quali l’Italia, questo tipo di ricerche è vietato. Anche in Gran Bretagna, nazione da sempre molto permissiva su ibridazioni e donazioni, la recente decisione dell’autorità di socchiudere la porta a simili esperimenti è passata tra le polemiche, ed è tuttora provvisoria, malgrado il recente via libera preliminare.
Minger aspetta l’autorizzazione definitiva, che dovrebbe arrivare entro novembre, per dare concretamente avvio al suo programma. Dal canto suo però non ha dubbi. Né scientifici, né etici, né religiosi, e non è difficile immaginare che ci metterà a parte di queste certezze nella sua sortita italiana, auspici i radicali che ne curano il viaggio. Essendo un ex-cattolico divenuto buddista, ha già ibridato anche la religione e non è tenero con «il Papa e il Vaticano». Di recente ha polemizzato con un vescovo che si opponeva all’uso sperimentale di embrioni umani congelati. Da uomo pragmatico, la sua argomentazione più forte è che ormai quegli embrioni ci sono e se nessuno li usasse andrebbero perduti. E poi, andiamo, macché vita, tutt’al più sono «vita potenziale» e quindi manipolabile. Riguardo alle preoccupazioni di colleghi scienziati sulle possibili implicane negative dei suoi esperimenti, Minger è sbrigativo: a suo avviso l`embrione-chimera non costituisce un rischio.
E impossibile, risponde, che gli ibridi che lui concepisce possano crescere e dar luogo a individui adulti, che sarebbero veri e propri mostri. Il fatto che altrove esperimenti del genere stiano avvenendo senza scrupoli e confini non lo riguarda. Né sembrano toccarlo più di tanto altri rischi facilmente paventabili, come quello che ibridando cellule umane e animali si abbatta quella barriera biologica che fino a oggi impedisce a molte malattie di una specie di contagiare specie diverse. Con la mucca pazza e l’aviaria la natura ci ha fornito qualche evidenza riguardo al fatto che epidemie del genere possono verificarsi.
Il fatto che la manipolazione biologica e genetica possa aprire le porte a tragedie sanitarie è conclamato. Però molti scienziati, lungi dal considerare il principio di precauzione, respingono l’addebito affermando che le conseguenze ipotetiche sfuggono ai confini concreti della ricerca: perché mai dovrebbe capitare proprio a loro, nel chiuso dei loro sofisticati e asettici laboratori? Trovare rimedio alle malattie che affliggono l’umanità è un compito meritorio. Può essere anche assai lucroso. Di fatto oggi la scelta di affrontare e sovvenzionare una linea di ricerca piuttosto che altre è piuttosto politica proprio per questo Minger sarà a Roma martedì, con immaginabile risonanza – che etica: tema, quest`ultimo, che molti politici e scienziati fanno coincidere con un`alzata di spalle. Questione di permessi e di soldi.
Eppure dovremmo chiederci quali limiti l`uomo possa permettersi di varcare conservando il rispetto di sé. Se è materialmente possibile mettere le mani dentro le origini della vita umana, è altrettanto vero che ci sono soglie che nessun uomo dovrebbe arrogarsi di superare, tantomeno scienziati che, agendo sulla vita, imboccano strade che coinvolgono tutta l`umanità. Se la loro coscienza non li ferma, né quella di coloro che governano la società, le istituzioni scientifiche, la stessa cultura, dobbiamo a maggior ragione stare all’erta. E farci trovare preparati.