<b>8 Maggio 2003</b> – PAVIA – Nasce oggi l'Istituto Europeo di Biorigenesi (in sigla: IEBeN) per promuovere la ricerca finalizzata allo sviluppo di nuove terapie basate sulle cellule staminali. Vuole essere la nuova frontiera per la cura di malattie come Parkinson, Alzheimer, sclerosi multipla e infarto del miocardio. L'associazione, una onlus che mira ad estendere le applicazioni della medicina rigenerativa, avrà come presidente onorario Rita Levi Montalcini, Premio Nobel per la Medicina e viene annunciata oggi alle 11,30 al Collegio Ghislieri, dove avrà sede l'Istituto Europeo di Biorigenesi. Cinque i pavesi tra i soci fondatori. Nel consiglio entreranno dieci personalità: Rita Levi Montalcini, Carlo Alberto Redi, direttore del Laboratorio di Biologia dello Sviluppo dell'Università di Pavia (che assume la massima carica operativa insieme a Daniele Pulcini dell'Università di Roma), Carlo Bernasconi e Andrea Belvedere, rispettivamente presidente e rettore del Collegio Ghislieri, Ugo Biader, Giuseppe D'Ascenzo dell'Università di Roma, gli stretti collaboratori di Redi Silvia Garagna e Maurizio Zuccotti e Piera Levi-Montalcini.
La scopo dell'Istituto Europeo di Biorigenesi è quello di promuovere ricerche interdisciplinari sui meccanismi molecolari del differenziamento cellulare nel campo della Biorigenesi. In pratica, lo scopo scientifico dell'associazione è sviluppare un sistema "in vitro" (citoplasto artificiale) destinato a riprogrammare funzionalmente cellule somatiche, prelevate con facilità dal paziente, per l'ottenimento di cellule staminali senza l'impiego di cellule uovo o embrioni.
Sostituire le cellule morte. Molte delle malattie che affliggono l'uomo sono dovute a morte cellulare causata da patologie degenerative, traumi, azione di agenti tossici e invecchiamento. La medicina rigenerativa si prefigge di fare uso di terapie cellulari in grado di sostituire le cellule morte con altre funzionalmente attive, analogamente a quanto si fa oggi con il trapianto di organi. Sempre più le cellule staminali si vanno affermando quale promettente materiale biologico per la rigenerazione di tessuti e organi danneggiati. Gli attuali limiti tecnici ed etici per l'ottenimento delle cellule staminali rallentano lo sviluppo di nuove terapie utili al trattamento delle malattie degenerative.
Gli studi realizzati sino ad oggi sostengono questa linea di ricerca per ottenere un citoplasto artificiale che simuli le condizioni di riprogrammazione del nucleo della cellula uovo. Le cellule staminali così ottenute potranno essere impiegate in modelli sperimentali di patologie umane per lo sviluppo delle nuove cure.
Mille miliardi di cellule. Da tante è composto il nostro corpo, diverse tra loro, a comporre i vari tessuti e organi. A partire dalla singola cellula da cui deriviamo (lo zigote, dalla fusione dello spermatozoo con la cellula uovo), nel corso dello sviluppo embrionale e fetale le cellule che si vanno formando si differenziano nei tipi cellulari dei vari tessuti. Traumi meccanici, l'azione di agenti tossici, l'invecchiamento sono esempi di cause capaci di produrre patologie, protando a morte le cellule del sistema nervoso, del fegato o del cuore. E' chiaro che se si potese disporre di cellule capaci di sostituire quelle perse, si potrebbero praticare terapie per guarire o migliorare la qualità della vita dei pazienti, rigenerando le funzioni dei tessuti e degli organi danneggiati. La medicina del futuro sarà sempre più rigenerativa.
Dalla ricerca alla terapia. L'IEBeN, organizzandosi come i centri "committed" tipici della tradizione anglosassone, si propone di raggiungere questo obiettivo grazie al sostegno economico di cittadini, fondazioni, istituzioni pubbliche e private. L'Istituto Europeo di Biorigenesi, inoltre, intende svolgere un ruolo primario nell'ambito della comunità scientifica internazionale, per concorrere a un rapido trasferimento delle promesse della ricerca alla realtà della terapia.
L'associazione presieduta dal Premio Nobel Montalcini e guidata dal genetista Redi vuole, poi, contribuire a una corretta percezione della ricerca biologica da parte dei cittadini (ciò che in inglese si chiama "public understanding of science") con iniziative quali laboratori aperti, corsi, seminari rivolti a figure professionali che hanno grandi responsabilità verso la società (giornalisti, magistrati, decisori politici).