Il governo si impegna a non toccare la legge 40 sulla fecondazione assistita e a difendere in sede italiana ed europea la ricerca sulle cellule staminali adulte. Ma non smentisce Fabio Mussi, che lascia la riunione col sorriso sotto i baffi: «È andata benissimo…». L’atto con cui il ministro dell’Università aveva ritirato, tra roventi polemiche, la firma del nostro Paese alla dichiarazione etica che bloccava i fondi europei per le staminali embrionali, non sarà sconfessato.
In cambio il fronte cattolico ottiene l’impegno del governo a non intervenire sulla procreazione assistita e a finanziare, attraverso il fondo nazionale, la ricerca sulle staminali adulte: garanzie offerte per placare l’attivismo parlamentare della lobby d’Oltretevere in vista dei due appuntamenti di domani, l’audizione al Senato di Fabio Mussi e Livia Turco e il voto a Strasburgo sul settimo programma-quadro sulla ricerca.
L’accordo raggiunto nella prima riunione della commissione bioetica è stato possibile grazie a un escamotage , quello di spiegare la scelta di Mussi come una decisione non etica ma quasi tecnica: se l’Italia ha ritirato la firma è per non partecipare alle minoranze di blocco, cosa che esporrebbe il nostro Paese a ritorsioni e veti sui temi più disparati, dai trasporti all’energia. Mediazione non semplice, quella del ministro dell’Interno. Rifondazione temeva la nascita di un «supercomitato etico» e Amato ha rassicurato Ferrero: «Non c’è una discussione che il governo fa sull’etica».
Fioroni ha portato al tavolo le preoccupazioni della Chiesa e la linea ufficiale della Margherita, decisa con Francesco Rutelli, e alla fine ha avuto da Amato la rassicurazione che «il governo non sarà mai impegnato su questi temi in chiave legislativa». La via parlamentare è sempre possibile, ha ricordato Ferrero del Prc, ma anche lui sa bene che i laici non hanno i numeri. Mussi ha difeso le sue ragioni, ma Fioroni lo ha richiamato al «dovere della collegialità», Rosy Bindi ha ricordato al collega come «in sede di Consiglio dei ministri europeo non si è dei singoli, ma si rappresenta il governo» e anche Amato ha bacchettato il ministro per aver deciso e agito da solo.
Tensione alta sulla pillola abortiva RU486. Fioroni ha incalzato Livia Turco («non c’è alcuna urgenza di sperimentarla») e il ministro della Salute ha replicato piccata: «Non blocco la sperimentazione, stai certo che saprò governare il problema».