Binetti, il neonato Pd e un testamento prematuro

Conversazione. «Su vita e morte, non rinuncio alle mie idee»

«Se mi chiedessero di pagare pegno per entrare nel Pd, ad esempio sottoscrivendo la sperimentazione sugli embrioni congelati, risponderei: resto a casa. E non sarei sola». Quella di Paola Binetti, senatrice teodem della Margherita, non è una minaccia, è una rivendicazione di appartenenza a un partito che nasce e che, dice, «è una speranza per l’intero paese. Non è detto che saremo all’altezza ma vale la pena provarci». È stata chiamata da Walter Veltroni a correre alle primarie nelle lista Democratici per Veltroni, la stessa di Ignazio Marino (Ds) con il quale la stessa Binetti ha più volte "duellato". E proprio la presenza di due personalità così diverse all’interno dello stesso partito e della stessa "corrente", non è passata inosservata.  «Che sui temi della vita e della morte io sia schierata, lo sanno tutti – spiega Più che per una omologazione generica, il Pd si può caratterizzare per un rispetto reale per le diverse posizioni, investendo dove già c`è consenso». Insomma, dice la senatrice, si punti sul valore della diversità e sul confronto per arrivare a soluzioni condivise sui singoli problemi. «L’idea con cui dobbiamo riempire questo contenitore – afferma – è generale: la dignità della vita. L’importante è che non finisca per essere generica e che sappiamo che nella pratica politica possono sorgere contrasti.

Allora ognuno di noi dovrà mettere in gioco la propria onestà personale e politica per accettare di non essere sempre dalla parte di chi vince».  Che nel nascente Pd vi siano idee quasi inconciliabili sembra dunque un fatto pacifico. «Io alle mie idee non rinuncerò anche se mi troverò in minoranza – risponde la Binetti – perché una sollecitazione su questi valori fa bene all’intero Pd». D’altra parte, spiega, sulle questioni eticamente sensibili «non c’è ancora quella maturità condivisa che può portare a legiferare. Su altre questioni questa condivisione c’è. Partiamo da qui, partiamo dalle risposte che possiamo dare». Insomma, «il paese oggi chiede rigore scientifico ma anche attenzione clinica per essere rassicurato, e non cosa fare con gli embrioni congelati. Ecco, partiamo da lì, il resto arriverà». Già, però si tratta di temi che meriterebbero più attenzione anche in questa fase. «Per ora si tratta di  temi importanti per una riflessione – fa notare la senatrice Riflettiamo, dunque, ma evitiamo di fame oggetto di legiferazione se non siamo pronti a farlo». Così, però, si rischia di dare l’idea di una falsa partenza o di un partito preso a discutere soltanto di tasse o sicurezza. «Il Pd è una sfida globale per la politica – risponde – e come tale è fatta di tanti fili che si intrecciano.

Se nella maggior parte dei casi c’è una possibilità di condivisione allora si lavori su questo, poi ci sarà il tempo del confronto pubblico. Oggi il confronto è per lo più sotterraneo anche se tutti ne conoscono i termini». Se però quel confronto venisse a galla, come nel caso Welby, non c’è il rischio che il Pd manchi alla sua missione? Considerando anche il fatto che dopo il 14 ottobre il Pd verrà immediatamente chiamato a fare scelte come quella sul testamento biologico, non si rischiano spaccature ancor prima che quel partito sia nato? «Vedremo cosa c’è scritto nel testo che andremo a votare – riflette la senatrice – Se ci sono principi condivisibili lo sottoscriverò. Se invece il testo fosse per me inaccettabile non lo voterò. Ma portare al voto un testo che lo stesso Pd al suo interno non è in grado di recepire sarebbe suicida. La prudenza – aggiunge – fa parte della politica».  «Con Ignazio (Marino, ndr) – dice – c’è assoluta identità di vedute quando tocchiamo i problemi della responsabilità dei medici di farsi carico del malato o la responsabilità di promuovere tutte le professioni sanitarie nella convinzione che la relazione di cura si costruisce in una molteplicità di competenze». Le strade si allontanano quando nella relazione medico-paziente entra la tecnologia.

«Credo che ci si debba assumere su di sé la sfida di rendere l’aiuto che può dare la tecnologia più naturale – spiega – Il rapporto tra fede e scienza non è un rapporto alternativo, anzi io sfido le soluzioni facili, come il rifiuto dell’aiuto della tecnologia, e chiedo di andare oltre. Marino invece qualche volta sembra accettare la risposta che arriva dal criterio etico come un limite». Infine, Veltroni: di recente ha affermato che «il Pd sarà un partito laico, ma proprio per questo saprà assumere le preoccupazioni etiche del mondo cattolico»: si sente rassicurata? «Mi sembra una bella affermazione – risponde – D’altra parte uno non fa il sindaco di Roma per tanto tempo senza rimanere contagiato dalla romanità che, certo, è permeata da quella capacità giuridica romana che era il diritto delle genti, di tutte le genti. Ma è anche cristianità».