“È morto un grande medico". Del valore come terapeuta di Jack Kevorkian non si sa molto: è rimasto più famoso per le 129 persone che ha assistito mentre si toglievano la vita e per la 130esima a cui la vita l’ha tolta lui stesso, finendo poi in galera. Il ginecologo Silvio Viale – neo-consigliere comunale eletto nella lista del Pd a Torino, presidente di Radicali italiani e membro della direzione nazionale dell’Associazione Luca Coscioni – ha voluto ricordare con il solito piglio la scomparsa lo scorso 3 giugno del celebre "Dottor morte": "Il suo nome rimarrà scolpito nell’albo di coloro che si batterono per ottenere l’eutanasia", "Kevorkian ha fatto solo quello che qualunque buon medico dovrebbe fare in una alleanza terapeutica con il paziente. Se in Italia ci fosse potuto essere un medico come Kevorkian, Franco Lucentini e Mario Monicelli non sarebbero stati costretti a morire così. È Morto Kevorkian. Viva Kevorkian". Marco Cappato, neo-consigliere comunale a Milano e segretario dell’Associazione Coscioni – non ha vergato un necrologio di Kevorkian, ma dopo il fallito tentativo referendario di fermare l’eutanasia legale nel cantone di Zurigo ha voluto rendere pubblica la sua soddisfazione: " È una bella lezione per il potere italiano, visto che da noi non è solo proibita l’eutanasia ma lo stesso dibattito sull’eutanasia". Ed è anche per aprire il dibattito sul tema che sempre la Coscioni ha dato il via a una campagna nazionale di affissioni, banner e lettere per il 5 per mille. "Oltre ai temi della libertà di ricerca scientifica e del diritto alle cure" si legge in un comunicato stampa diffuso nei giorni scorsi, "la campagna di quest’anno verterà in particolare sulla libertà e responsabilità individuale nelle scelte di fine vita, a favore dell’eutanasia legale contro l’eutanasia dandestina". Ad aprile, in piena campagna elettorale, era stato affisso a Milano, in corso Buenos Aires, un maximanifesto che riprendeva le immagini dello spot australiano per la legalizzazione dell’eutanasia realizzato da Exit Intemational (la cui versione italiana è stata prodotta dall’Associazione Coscioni) con allegati i dati del rapporto Italia 2011 dell’Eurispes, secondo cui due italiani su tre sarebbero a favore della legalizzazione dell’eutanasia. Da un po’ di giorni e fino al 22 giugno la stessa locandina mortuaria campeggia sulla vetrina di un bar in centro ad Asti (come si può verificare sul sito dei Radicali italiani). Poca cosa, ma per far dibattito basta un caffè.
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