Sono ancora enormi le discriminazioni per l’accesso alle tecniche di PMA per chi vuole metter su famiglia

La Segretario Filomena Gallo commenta la Relazione al Parlamento 2020 sulla Legge 40: “Chiediamo interventi concreti per garantire equità e accesso alle cure in tutto il Paese”

Il 26 febbraio 2021 è stata pubblicata l’ultima Relazione al Parlamento 2020 sullo stato di attuazione della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita (PMA) del Ministro ministero della Salute, relativa al 2018. Relazione che, per la prima volta dal 2004, è stata trasmessa alla Presidenza del Consiglio dei Ministri a dicembre e non a giugno, come previsto dalla stessa Legge 40.

L’Associazione Luca Coscioni aveva chiesto a luglio scorso al Ministero della Salute le motivazioni del ritardo, ribadendo la richiesta anche grazie alla presentazione tramite una interrogazione della senatrice Emma Bonino.

“Oggi finalmente possiamo apprendere dalla Relazione notizie molti importanti sia per le coppie che accedono a queste tecniche e sia per l’intera comunità scientifica”, ha dichiarato Filomena Gallo, avvocato e Segretario dell’Associazione Luca Coscioni, “in particolare, nella parte sui fondi (pag. 17) emerge in tutta la sua gravità quanto denunciamo ormai da anni: i fondi inizialmente previsti dalla legge 40/2004 per promuovere attività di comunicazione e ricerca sulle cause di sterilità e infertilità e favorire gli interventi necessari per rimuoverle, sono diminuiti progressivamente fino a scomparire.

Inoltre, dal 2018 si è verificato il definanziamento totale dei contributi statali previsti per le attività di competenza regionale nell’ambito della PMA. Si aggiunge a tutto ciò che i Livelli essenziali di assistenza, approvati nel 2017, includono anche la PMA, ma escludono le indagini diagnostiche sull’embrione. Inoltre, oggi tutte le tecniche sono prive di un nomenclatore tariffario che permetta di inserire le prestazioni a carico del Servizio.

Tutto questo crea discrimine nell’accesso alle cure poiché le regioni in questi anni hanno dovuto farsi carico delle prestazioni nel pubblico con una limitazione per le coppie che devono pagare costi enormi per poter provare ad avere un figlio.

Ringraziamo dunque il Ministro Speranza che con 6 mesi di ritardo nella relazione sostiene che sia “di fondamentale importanza sostenere l’attività di ricerca e promuovere le campagne di comunicazione nonché fornire il sostegno finanziario alle Regioni attraverso risorse dedicate alla PMA, così come previsto dalla Legge 40/2004, ma chiediamo senza esitare atti concreti, immediati per garantire l’esecuzione di tutte le tecniche di PMA per chi ne ha bisogno e garantire equità nell’accesso alle cure su tutto il territorio poiché dalla relazione emergono enormi differenze nell’erogazione dei trattamenti tra regione e regione”.


Ecco cosa chiediamo al Ministero della Salute in materia di fecondazione assistita

  • Il ripristino per intero dei fondi annullati e  invece previsti della legge 40 con aggiunta di nuove risorse oltre quelli stanziati fino al 2023 in legge finanziaria;
  • L’aggiornamento dei LEA con l’inclusione a carico del SSN delle indagini diagnostiche sull’embrione come previsto dalla legge 40/04 e dalle decisioni della Corte Costituzionale;
  • L’approvazione di un idoneo Nomenclatore Tariffario sulla PMA;
  • L’approvazione di un rimborso spese per le donatrici di gameti al pari delle città europee da cui importiamo gameti nel rispetto del divieto di commercializzazione.

Va sottolineato che a dicembre 2020 c’è stato un cambio di rotta, grazie ad un emendamento alla legge finanziaria, oggi comma 450 della legge di Bilancio pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30.12.2020 n.322 (pag. 79), promosso dal deputato Cinque Stelle Stefania Mammì, che ha incrementato la dotazione del fondo per le tecniche di procreazione medicalmente assistita di cui all’articolo 18 della legge 40 del 2004 per un ammontare pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023”, prosegue Filomena GalloRileviamo inoltre un dato da confermare poiché la Relazione riporta lo stesso numero di nati del 2017 a  seguito di indagini cliniche diagnostiche, l’ultimo dato era del 2017 per 705 bimbi nati, ci si chiede se sia esattamente uguale nel 2018. Dato importante per chi si sottopone a queste tecniche.

Chiediamo che sia reso nota anche questa informazione. Positivo invece, nonostante le difficoltà per l’accesso alle tecniche di PMA, è dunque l’aumento della nascite nel 2018 14.139 nati mentre nel 2017 furono 13.973”