di Piergiorgio Welby a morire senza ulteriore sofferenza
ALLE 19.30 DA PIAZZA DUOMO – Milano
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Sull’eutanasia, la decisione finale deve spettare, come nel caso di Piergiorgio Welby, all’individuo che ne fa richiesta.
L’appello di Piergiorgio per il diritto a mettere fine a una vita che, a suo lucido, cosciente e, dunque, insindacabile giudizio non è più vivibile, non può essere disatteso. L’utilizzo di artifizi burocratici per nascondere una contrarietà ideologica e illiberale rappresenta un’ulteriore irrisione e un accanimento nei confronti di una sofferenza fortissima e insopportabile.
Lo Stato e la Società non possono avere alcun titolo per dettare le regole di come si deve morire.
La negazione del diritto di morire “in pace” di Piergiorgio Welby cela anche altre mancanze legate soprattutto a gravi inadempienze nei confronti di quanti soffrono senza speranza. Infatti, il mancato controllo del dolore e di tutti gli altri sintomi che provocano sofferenza fisica ed emozionale, in ogni fase della malattia, con il coinvolgimento non solo del malato ma anche dei familiari, può essere alla base della richiesta di eutanasia.
In Italia dei 180.000 pazienti che muoiono di cancro solo il 20% usufruisce di adeguate terapie per il dolore.
Tra i principali motivi del ritardo italiano vi è quello di una grande riluttanza a prescrivere gli oppioidi analgesici per il timore di sviluppare dipendenza, mentre è scientificamente provato che la dipendenza, in questi casi, è un evento estremamente raro.
Ma vi è anche un’altra difficoltà che può e deve essere affrontata dal Governo, già nell’ambito della Finanziaria 2007 e dalle Regioni. Sia con il finanziamento di moderni Reparti per la Terapia contro il Dolore, sia intervenendo sui costi dei farmaci. Soprattutto, infatti, nelle fasi non terminali, i farmaci analgesici, spesso costosi, oltre che non facilmente reperibili, non sono completamente rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale.
Aiutiamo chi vuole continuare a vivere mettendolo nelle condizioni di non soffrire e aiutiamo chi, come Piergiorgio, non ritiene più che la sua vita sia degna di essere vissuta.
Dichiarazione di Marco Cappato, Segretario dell’Associazione Luca Coscioni, al nono giorno di sciopero della fame: Con lo sciopero della fame in corso chiediamo risposte alle domande di Welby, sia sulla tortura che sta subendo che sul ritardo intollerabile nella nomina del Comitato Nazionale di Bioetica. Prendiamo atto che, finora, non abbiamo trovato un medico che, nel caos legislativo e giurisprudenziale italiano, si assuma la responsabilità di interrompere un violento accanimento.
Appello stilato da
Sergio Vicario, Bruno Cortigiani e Valerio Federico
Aderiscono: Club Porto Franco, Ass. Radicale E.Tortora, Più 39, SDI, Fondaz. Saragat, FGS, Ass. PER la Rosa nel Pugno
Organizzatore:
Rosa nel Pugno Cellula Coscioni