Le politiche sulla disabilità sono disallineate dalla Convenzione Onu

Lo dice Fabrizio Starace, consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni e membro della task force voluta di Vittorio Colao

“Lo Stato ha destinato 30 miliardi di euro al mondo della disabilità, un tesoretto non trascurabile che però non viene indirizzato in maniera univoca, coerente a favore di una vera inclusione sociale e in linea con le esigenze necessarie alla conduzione di una vita autonoma. Rispetto all’Europa ci differenziamo in maniera negativa per la forma con cui gli investimenti vengono messi a disposizione. Questi non vengono tramutati in servizi su misura delle esigenze degli utenti, ma forniti sotto forma di denaro cash, come se l’amministrazione pubblica non si fidasse di se stessa ma si affidasse alla libera amministrazione di ciascuno. I servizi offerti inoltre sono standardizzati e non tengono conto delle differenti casistiche”

Questo l’intervento di Fabrizio Starace, direttore del Dipartimento di Salute mentale e Dipendenze patologiche dell’Ausl di Modena, consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni, e unico componente “sanitario” della task force di Vittorio Colao. Starace è intervenuto durante il convegno “No barriere, in ogni senso” organizzato dall’Associazione Luca Coscioni, incontro che ha consentito un confronto tra i dirigenti dell’Associazione, e molti militanti dei diritti delle persone con disabilità su azioni civili e giudiziarie per articolare proposte politiche sui temi delle barriere architettoniche, sensoriali, digitali, degli ausili, delle protesi e dell’assistenza sessuale.

In generale – continua Starace – per superare questa gestione poco efficiente occorre elaborare un testo unico (che proponga misure, benefici, interventi per specifici ambiti) gestito da una governance centralizzata e non da un federalismo dell’abbandono, in grado di superare la frammentazione. Le persone con disabilità inoltre hanno la necessità di interfacciarsi con strumenti trasparenti e accessibili. In altri paesi come l’Inghilterra vi è un ‘calcolatore dei benefici possibili’ che consente di individuare i servizi di welfare disponibili caso per caso, così da riuscirsi a orientare nella jungla di iniziative spesso sconosciute ai più. Infine occorre varare anche uno strumento di valutazione delle politiche a favore delle disabilità, dei parametri da raggiungere pena la non acquisizione dei fondi previsti. La Convenzione ONU prevede queste misure ed è una legge assunta dieci anni fa dal Parlamento italiano, basterebbe fare un’analisi di coerenza tra quei principi e le normative attuali per individuare il gap, spero esistente solo per questione di ignoranza.