Le notizie incredibili. Pillola dei cinque giorni dopo rimborsata dalla mutua… in Francia

Aduc

Firenze, 21 Settembre 2010. Ci sono alcune notizie che non riusciamo a non considerare incredibili. Nella fattispecie: la pillola EllaOne, utilizzabile fino a cinque giorni dopo dopo un rapporto a rischio gravidanza non desiderata, in Francia e’ ormai rimborsabile dalla Sicurezza Sociale (il SSN francese); l’azienda farmaceutica che la commercializza, HRA Pharma ha avuto l’autorizzazione europea per l’immissione sul mercato nel maggio 2009 e la sta commercializzando in Francia dallo scorso 1 ottobre su presentazione di ricetta. Venduta a 24,15 euro e’ ormai rimborsabile al 65% dall’assicurazione malattia (1).

L’incredibile -per noi- di questa notizia e’ che la Francia la sentiamo come casa nostra. Tutte le differenze sono -grossomodo- come quelle che abbiamo tra le varie parti del nostro Stivale (isole comprese).
Eppure questa della pillola dei cinque giorni dopo -una conferma in materia- ci lascia pur sempre di stucco. In Italia la Norlevo -pillola del giorno dopo acquistabile con ricetta e utilizzabile entro 72 ore- viene sistematicamente boicottata anche da chi ha il dovere di renderla disponibile (ospedali e farmacie); in Francia si puo’ acquistare senza ricetta e puo’ essere distribuita gratuitamente ai minori in farmacia e dalle infermerie scolastiche.

E mentre in Francia la pillola EllaOne e’ rimborsata dalla mutua come contraccettivo d’emergenza, in Italia lo scorso maggio il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ne ha bloccato la procedura di registrazione in attesa del parere degli esperti’ circa la sua sicurezza e compatibilita’ con la legge sull’aborto e la contraccezione (2). Se pensiamo a cosa e’ accaduto nella vicenda della procedura di autorizzazione della pillola abortiva Ru486 (3), ci vengono i brividi a pensare che cosa succedera’ in questo caso.

Siamo consapevoli che quanto accade nel nostro Paese e’ frutto del condizionamento del Vaticano sulle nostre istituzioni, ma non riusciamo a capacitarci che l’Ue, con politiche unitarie e impositive per tante cose, non riesca ad esserlo anche in questo. Sappiamo che un farmaco riconosciuto in un Paese comunitario e non in un altro, alla fin fine puo’ essere imposto anche in quello che lo vieta, ma quanta fatica, quanta carta, quante parole, quanto tempo, quanto conflitto… e pensare che si tratta di una questione che riguarda la sfera delle scelte individuali di una persona, scelte che ricadono su se stesso e non altri… sara’ che il nostro essere italiani lo condizioniamo troppo al nostro essere europei… ma perche’ non dovremmo farlo?