Fecondazione assistita per tutte le donne: rivoluzione in Francia

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Il governo francese ha annunciato oggi un’importante apertura in materia di procreazione medicalmente assistita (Pma): sarà disponibile, dal 2018, a “tutte le donne”. Lo ha comunicato il segretario di Stato all’Eguaglianza, Marlène Schiappa: semaforo verde anche per donne omosessuali e single, dunque non solo coppie eterosessuali con problemi di fertilità. Una rivoluzione caldeggiata anche dal Presidente Macron.

La Francia dunque apre una nuova strada, che riaccende il dibattito sul tema anche in Italia, dove in 13 anni di legge sulla fecondazione assistita l’Associazione Luca Coscioni (in sinergia con le associazioni di pazienti ed esperti) guidata dal suo segretario Avv. Filomena Gallo e dall’azione di altri avvocati specializzati sul tema hanno azionato le giurisdizioni per le modifiche della legge 40, che negli ultimi 13 anni è stata fatta praticamente a pezzi dopo una serie di battaglie, sentenza dopo sentenza.

L’ associazione Luca Coscioni, un’associazione per i diritti civili, è sempre stata in prima fila su questo fronte fin dalla proposta di abrogazione totale e parziale della norma tramite i referendum.

Ma nel nostro paese c’è ancora tanto da fare in materia di Procreazione Medicalmente Assistita.

“In Europa le leggi affermano libertà e diritti capaci di affermare il principio di uguaglianza, mentre noi, per beneficiarne siamo costretti ad affrontare estenuanti battaglie nei tribunali” dichiara Filomena Gallo, segretario Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica.

“Il modello francese è da imitare anche nel nostro Paese, dove la politica, anche quella che guarda a Macron, non fa dell’affermazione dei diritti individuali una priorità del proprio agire politico. Si tratta di una nuova lezione per il Parlamento che farebbe bene a superare di fretta gli ultimi divieti della legge 40, invece di azionare ogni strumento per rendere inapplicabile tecniche come l’analisi genetica pre-impianto nei Livelli Essenziali di Assistenza, creando di fatto un discrimine per tutte le coppie che non potranno accedere a questa tecnica per mancanza di possibilità economiche, ostacolando la riduzione dei rischi legati a gravidanze a rischio di trasmissione di gravi malattie”.