Donatella Poretti: Candidata della Rosa nel Pugno, 4 settimane al voto e 1 per diventare mamma!

La politica che entra in camera da letto, ti segue in sala parto e ti rincorre all’anagrafe!

di Donatella Poretti, candidata alla Camera dei Deputati nelle circoscrizioni Toscana e Puglia e membro di giunta dell’Associazione Luca Coscioni

Strana situazione per una donna candidata ad una settimana dal parto e a quattro dal voto. Due eventi così diversi, ma che si incrociano più di quanto si potrebbe immaginare. Quando la politica e le leggi si insinuano nella vita delle persone e ne decidono il corso sovrapponendosi e sostituendosi alle scelte dell’individuo. Un esempio pratico e’ la mia esperienza di questi giorni, che diventa uno stimolo perché se venissi eletta ne farei un impegno prioritario.

– IL PARTO – la politica e il dolore in sala parto
“Partorirai con dolore” e’ il precetto biblico che sembra essere anche la regola cui una donna nel 2006 non riesca ad evitare. Si potrebbe in teoria fare un parto senza dolore, grazie all’anestesia epidurale, praticata e diffusissima in tutto il resto del mondo e dei Paesi civili (Usa nel 90% dei parti, Gran Bretagna e Francia 60%, ecc), tranne che in Italia se a richiederla e’ la donna (nel 3,7% dei parti, dato Istat 2001). Non stupisce che questo avvenga nel Paese che fa minor ricorso alle terapie del dolore rispetto all’Europa. Nonostante i suggerimenti, gli impegni e le promesse di Comitati di Bioetica Nazionale, ministeri e assessorati regionali alla Salute il fatto che la donna possa chiedere di partorire senza dolore e’ ancora una eccezione, sulla possibilità che poi avvenga anche nella pratica diventa un tortuoso iter scoraggiante, che lascia solo l’amaro in bocca. Perché un’esperienza così bella come quella di dare la vita ad una nuova vita deve avere l’obbligo della compagnia del dolore?

– DONARE IL CORDONE OMBELICALE – l’obbligo della donazione
Grazie alla ricerca scientifica sappiamo quanto il cordone ombelicale può essere non più solo un rifiuto biologico della sala parto, ma un prezioso contenitore di cellule staminali che possono essere utili in terapie per malattie del sangue, una per tutte la leucemia. In Italia e’ possibile solo la donazione alle banche pubbliche a cui tutti possono farvi ricorso in caso di necessità di trapianto. Nel resto del mondo esiste anche la possibilità di conservarlo, a pagamento, per uso privato. Una sorta di assicurazione sulla vita, così almeno secondo gli slogan più accattivanti di alcune di queste banche. Io ho già deciso per la donazione alla banca pubblica, ma perché vietare le banche private? Perché costringere chi vuole farlo ad operare con sotterfugi per inviare queste staminali all’estero? Se a questo poi si aggiunge che anche la donazione pubblica in Italia non e’ così facile, il tutto diviene paradossalmente grottesco. Ci sono regioni che non avendo una banca per la conservazione non consentono la donazione, e ci sono anche punti nascita in cui il sabato e la domenica non hanno la persona che fisicamente porta il sacchetto di sangue al centro per la conservazione!

– IL COGNOME DELLA MADRE – quando il cognome dell’uomo ha la priorità
Io e il mio compagno non abbiamo intenzione di sposarci, una “coppia di fatto” per scelta, si direbbe con una terminologia in voga negli ultimi tempi. Se al momento della nascita della “nostra” bambina la riconosciamo entrambi e contestualmente, il mio cognome scomparirà e mia figlia avrà il solo cognome del padre. Per lasciarglieli entrambi occorre ricorrere all’ennesimo iter scoraggiante e complesso: prima lo riconosce la madre, in un secondo momento il padre, quindi con il certificato anagrafico occorre rivolgersi al Tribunale dei minori per chiedere di comune accordo che il cognome del padre si aggiunga, e non sostituisca, quello della madre, ed ottenere così la possibilità che “nostra” figlia li abbia entrambi. L’esito, ovviamente, non e’ certo. La Corte Costituzionale ha recentemente riconosciuto la necessità di una legge che aggiorni questa normativa vecchia ed eccessivamente rigida.

– FIGLI NATURALI – una società basata sul matrimonio e non sull’individuo
Un figlio naturale, a differenza di uno legittimo (nato nell’ambito del matrimonio), non ha rapporti ‘giuridici’ con i parenti dei suoi genitori a eccezione degli ascendenti, cioè nonni e bisnonni. Ciò significa, ad esempio, che non acquisisce legalmente zii o cugini. Avrà il loro affetto, ma, ad esempio, non l’eredita’! Se la Costituzione ha cercato in qualche modo di porre rimedio al Codice di famiglia, che risale al 1942!