La richiesta di Welby, ad oggi, non è priva di fondamento e potrebbe essere accolta in quanto riconoscimento del diritto al rifiuto ai trattamenti – anche salvavita – e del diritto a ricevere, in ogni caso, una adeguata assistenza, volta a evitare le sofferenze della morte, a cui i medici sono sempre tenuti. Il diritto al dissenso alle cure, infatti, è già sancito sia sul piano etico che su quello giuridico – deontologico, sulla base delle disposizioni costituzionali e di consolidate fonti giurisprudenziali.
Sottolineato questo importante aspetto, resta fermo il valore della battaglia civile intrapresa da Welby per il riconoscimento, a livello generale, del diritto a non protrarre una sopravvivenza insostenibile; una battaglia di cui il mondo politico non potrà disinteressarsi richiamandosi semplicemente alla prestazione di cure adeguate.