Non ci sono le risorse per approvare il disegno di legge sul testamento biologico, a meno che non si sopprimano alcune norme.
E’, in sintesi, quello che emerge dalla proposta di parere della commissione Bilancio della Camera. Per questo, il relatore in commissione, Roberto Commercio (MPA), d’accordo con il sottosegretario all’Economia, Alberto Giorgetti, ha chiesto al governo la relazione tecnica sul provvedimento. In attesa dei chiarimenti dal ministero della Salute, che dovrebbero arrivare in settimana, il parere è quindi in ‘stand-by’.
I dubbi della ‘Bilancio’ sul testo, licenziato dal Senato il 26 marzo 2009 e fermo alla Camera da più un anno, creeranno inevitabilmente problemi alla commissione di merito, la Affari sociali, che, per inviare il ddl in aula, ha bisogno dei pareri delle altre commissioni competenti (oltre alla Bilancio, la Affari costituzionali e la Giustizia). I ‘paletti’ imposti alla Affari sociali dalle altre commissioni comporterebbero infatti modifiche su alcune parti.
Nel mirino della Bilancio, sono finiti la classificazione dell’assistenza ai pazienti in stato vegetativo tra i livelli essenziali di assistenza (i LEA) e la sostenibilità amministrativa e finanziaria, da parte delle Asl, di appositi uffici per registrare le DAT (le dichiarazioni anticipate di trattamento). "Abbiamo visto che per ora la copertura non c’è – spiega il relatore della Bilancio – d’accordo con il rappresentante del governo, abbiamo quindi deciso di chiedere la relazione tecnica, per capire se si può rivedere il parere. Penso che avremo tutte le carte in settimana".
Quanto alle norme del ddl sul testamento biologico, che secondo la commissione Bilancio della Camera, non hanno copertura economica, si chiede di sopprimere il secondo comma dell’articolo 1, in cui si prevedono politiche sociali ed economiche per la presa in carico di pazienti e, in particolare, di soggetti incapaci di intendere e di volere, siano essi cittadini italiani o stranieri. Si chiede di espungere dal testo anche il comma 1 dell’articolo 5, quello che introduce i livelli essenziali di assistenza per le persone in stato vegetativo o aventi altre forme neurologiche correlate.
Ma non sono questi gli unici punti sui quali si prevedono costi non sostenibili per le casse dello Stato. La commissione Bilancio, per poter dare un parere alla Affari sociali, chiede infatti al governo chiarimenti anche sul comma 1 dell’articolo 4, quello sulle DAT. Nella ‘bozza’ di parere è scritto che sono necessarie garanzie sulla sostenibilità amministrativa e finanziaria per le Asl dei nuovi procedimenti a loro carico, compresa la compilazione presso i medici di medicina generale delle DAT. Si chiede quindi si sopprimere la previsione di "uffici dedicati" alla redazione delle volontà sul fine vita. La Bilancio chiede infine al governo che dall’istituzione dei collegi medici nelle strutture ospedalieri o di ricovero, che dovranno esprimersi sulle controversie, non derivino nuovi o maggiori costi a carico dello finanza pubblica.
Livia Turco, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera, in proposito ha dichiarato: "Le osservazioni della commissione Bilancio della Camera sulla legge del testamento biologico – spiega infatti Turco – confermano che la maggioranza, sui temi della bioetica e della vita, è capace solo di fare annunci. L’assistenza ai malati terminali, però, può essere garantita solo con adeguati finanziamenti. L’unica cosa su cui nel Governo sono generosi e non risparmiano sono gli slogan, anche su temi delicati come questo. L’esperienza della legge sulle cure palliative ce lo dimostra: sono abbondanti negli annunci, ma avari nelle risorse".
Commento. Tutto fa brodo per sabotare il testamento biologico. Adesso la Commissione Bilancio della Camera, che deve esprimere il parere sul disegno di legge all’esame della Commissione Affari sociali, si inventa un’altra scusa: non esistono i fondi necessari per istituire presso le ASL gli "uffici dedicati” alla redazione delle volontà di fine vita. Gli onorevoli deputati della Commissione Bilancio non sono forse a conoscenza che tali registri sono in via di attuazione presso molti Comuni, senza oneri aggiuntivi rispetto alla normale attività di autocertificazione che fa capo ai predetti enti a norma di legge?
A meno che la Commissione Bilancio non intenda volutamente cancellare un servizio pubblico da sempre reso dai Comuni, esiste un modo semplice per risolvere il problema dei costi delle ASL: non incaricarle di tale servizio. Anzi, a questo punto, facciano a meno di approvare un disegno di legge che è contro il diritto alla autodeterminazione sancito dalla Costituzione e dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo.
Giampietro Sestini